George Bush junior confondeva la Slovenia con la Slovacchia. Ma non è l’unico ad avere lacune in geografia. Il rischio è che le future generazioni, tanto capaci con la tecnologia e le lingue, non sappiano nulla del mondo “fisico”. Per questo torna sui banchi di scuola uno dei saperi più antichi dell’umanità. Da quest’anno, la geografia generale ed economica, sarà di nuovo materia di studio negli istituti tecnici e professionali. Un’ora a settimana nella prima o nella seconda classe del biennio, lo decideranno le singole scuole in autonomia. «È poco, ovviamente. Ci vorranno fondi, impegno e tanto lavoro affinché la scuola torni a tramandare gli efficaci modelli di comprensione del mondo che la geografia propone. Ma noi accademici viviamo questa come una prima vittoria, un passo avanti verso la riconquista di un sapere», dice al Corriere della sera Franco Farinelli, docente di Geografia all’università di Bologna e presidente dell’Associazione dei geografi. Era stata la riforma Gelmini a strappare via la geografia dall’offerta formativa sia dei licei che dei tecnici, con paradossi evidenti che hanno fatto uscire lo studio delle mappe anche dai nautici. La decisione di reintrodurre la materia (esclusi i licei, per motivi di budget) era stata presa dal ministro Carrozza, e ora la Giannini ha firmato un decreto che definisce le Linee guida per le competenze, conoscenze e abilità della disciplina. I professori insegneranno alcune nozioni di base: formazione ed evoluzione dei paesaggi naturali e antropici, globalizzazione economica, aspetti demografici, risorse e sviluppo sostenibile, patrimonio territoriale. Così, lo studente dovrebbe essere capace di interpretare carte, grafici, tabelle, di analizzare un territorio utilizzando metodi, strumenti e concetti della geografia e anche i processi di cambiamento del mondo contemporaneo. Ora, può sembrare paradossale, resta da capire a chi assegnare le cattedre, anche perché i geografi “puri” nel nostro paese non sono tanti.