“Gli ho dato un bacio sulla fronte e gli ho sussurrato ‘hai una vita davanti’. Ma Yuri non si è svegliato: se n’è andato per sempre”. È sconvolto Alessio, amico di Yuri Urizio, il giovane aggredito all’alba di mercoledì in zona Darsena a Milano e morto dopo due giorni di coma. La ricostruzione dell’aggressione è a dir poco agghiacciante.
Per sette minuti il suo assassino, il ventottenne tunisino Bilel Kobaa, lo ha colpito al volto con alcuni pugni e lo ha strangolato. Soccorso e ricoverato d’urgenza al Policlinico di Milano, dove dopo due giorni in un letto della Terapia intensiva si è spento. Aveva solo 23 anni e tutta la vita davanti, ma tutto si è spezzato pochi giorni fa, quando il ventottenne tunisino Bilel Kobaa lo ha aggredito e ucciso.
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Yuri Urizio, morto a 23 anni dopo un’aggressione
Il 28enne, irregolare in Italia, ha spiegato di aver agito per difendere una ragazza importunata dal 23enne. Versione smentita dall’amico Alessio: “Non avrebbe mai fatto una cosa del genere: è una bugia che rende ancora più insopportabile il dolore. Era un ragazzo generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri con quel poco che aveva: non navigava nell’oro, ma sognava di realizzarsi con il lavoro. Per i ragazzi più piccoli era un esempio”.
L’amico Alessio ha rilasciato il suo sfogo al quotidiano Il Giorno: “È stato ucciso come un animale, con una violenza che non è umana. Ora lotterò per lui: voglio verità e giustizia. Per me era come un fratello: bellissimo, dolce e fragile, ma anche tanto forte”. Il giovane non riesce a darsi pace e ha parlato anche della madre di Yuri: “È distrutta dal dolore”.
Un passante che ha assistito alla terribile scena ha chiamato la polizia, che ammanetta il tunisino. Yuri è a terra con il volto coperto di sangue, presenta varie tumefazioni, ma respira ancora. Poco dopo l’arresto cardiaco e il personale medico, con un passante paramedico, gli praticano il massaggio cardiaco. Il 23enne viene trasportato d’urgenza all’ospedale dove viene ricoverato in codice rosso. Morirà dopo due giorni di coma.