Quante imprecazioni contro quelle maledette “macchinette”. E forse a parlare male degli autovelox “ci si azzecca”. Che si nasconde dietro queggli aggeggi? Durante la trasmissione televisiva “La gabbia” un ex installatore ha “vuotato il sacco”, spiegando che – al di là dell’obiettivo dichiarato di garantire la suicurezza degli automobilisti, i dispositivi vengono collocati in maniera scientifica in posizioni strategiche con l’obiettivo di segnalare quante più infrazioni possibili. “Era interesse della mia azienda e del Comune, fare quante più contravvenzioni possibili. Tutto era fatto per incassare. Niente veniva fatto per la prevenzione. Più foto facevamo, più la ditta guadagnava. Anche l’obiettivo del Comune era di fare quanti più incassi possibili”, spiega l’intervistato.
Poi un esempio curioso, quello del comune di Bereguardo, in provincia di Pavia. Il comune ha inserito un tutor non di sua proprietà ma di un’altra società a cui l’amministrazione versa un canone di 22mila euro l’anno. Tuttavia, la legge consente questo tipo di appalto ma non consente che una percentuale delle multe vada alla società. Però a Bereguardo così non è e alla società vanno dai 18 ai 40 euro, per ogni multa e la cifra varia a seconda del verbale. Poi, per la gioia degli automobilisti gabbati, la truffa è stata scoperta e le multe sono state annullate. E se quegli automobilisti sorridono, altri si preoccupano ipotizzando che, qua e là, di casi simili ce ne possono essere tanti altri.
Autovelox, se non rispettano l’ambiente la multa è annullabile
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