Previsto sciopero nazionale delle autostrade nelle giornate domenica 9 agosto e lunedì 10. Ad annunciarlo Filt Cgil, Uiltrasporti, Ugl Viabilità e Sla Cisal durante di una conferenza stampa in videoconferenza. Lo sciopero sarà della durata di 4 ore, e giorno 9 sarà mirato al personale dei caselli mentre il 10 al personale amministrativo e commerciale. Lo sciopero di domenica 9 e lunedì 10 agosto, hanno spiegato le organizzazione dei sindacati, è stato indetto per fare presente la situazione in cui riversano le 25 società delle concessioni autostradali in Italia: “Una condizione aggravata dalla emergenza pandemia che ha penalizzato occupazione e redditi del settore, dall’incertezza per l’assegnazione delle concessioni scadute e dalla situazione di Aspi”. (Continua dopo le foto)


Cristina Settimelli della Filt Cgil, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa: “L’accordo tra Aspi e governo lascia una serie di incognite. Come sindacati siamo preoccupati: ci manca l’interlocuzione con l’esecutivo. L’accordo è preferibile alla revoca della concessione perché avrebbe aperto uno scenario ad oggi inimmaginabile anche dal punto di vista del personale.”. Quel che rimane è la preoccupazione per i 14 mila addetti, prendendo in esame tutte le società e l’indotto che gira attorno. “Non sono tranquilla – ha aggiunto Cristina Settimelli – perché non conosco i termini dell’accordo, ci sono una serie di cose non chiare e complesse. La situazione è migliore della revoca ma va attenzionata perché rimangono una serie di criticità”. (Continua dopo le foto)


Le organizzazioni sindacali hanno dichiarato particolare preoccupazione per quanto riguarda l’efficientamento richiesto ad Aspi, la paura è che ricada sul costo del lavoro “sia in termini di posti sia di dinamica salariale”. Roberto Moroni della Sla Cisal è intervenuto: “Nonostante il settore abbia beneficiato dell’aumento del traffico e del continuo aumento delle tariffe, ha subito contrazione del 40% della forza lavoro. Invece di vederci ripagati per il nostro atteggiamento che ha accompagnato la trasformazione del settore, vediamo l’inclinazione tutta italiana di socializzare le perdite e incamerare gli utili”.
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