Sono passati 23 anni dal delitto di Cogne e dall’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi. Per la sua morte venne accusata e condannata la madre, Annamaria Franzoni. Dal 2018 è una donna libera, ed ora la sua vita è ricominciata. Alle ore 8:28 del 30 gennaio 2002 il centralino della Valle d’Aosta del 118 ricevette una telefonata dalla frazione Montroz di Cogne da Annamaria Franzoni, che chiedeva l’intervento di soccorsi sanitari dicendo di aver appena trovato il figlio Samuele, di tre anni, che “vomitava sangue” nel proprio letto.
I soccorritori sopraggiunti in elicottero constatarono che le ferite sul corpo della vittima erano frutto di un atto violento e avvisarono i carabinieri, che effettuarono i primi sopralluoghi. Il piccolo fu dichiarato morto alle ore 9:55. L’autopsia stabilì come causa del decesso almeno diciassette colpi sferrati con un corpo contundente.
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Annamaria Franzoni, 23 anni dopo Cogne gestisce un agriturismo
Accusata di omicidio, Franzoni venne condannata a 30 anni il 19 luglio del 2004 in un processo celebrato con rito abbreviato. A seguito di alcune nuove prove, venne affrontato un nuovo processo e il 27 aprile del 2007, la Corte d’Assise d’Appello confermò la colpevolezza di Annamaria Franzoni, ma ridusse la pena a 16 anni con delle attenuanti.
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Nel maggio del 2008 si passò alla Corte Suprema di Cassazione che confermò nuovamente la sentenza d’appello. Quella stessa sera del 21 maggio, la Franzoni venne arrestata dai carabinieri e portata in carcere. Il 26 giugno 2014, dopo 6 anni di detenzione, Annamaria Franzoni venne scarcerata grazie ad una perizia psichiatrica che escluse il rischio di recidività. Già da tempo godeva del beneficio del lavoro all’esterno, oltre a numerosi permessi premio che le consentivano di uscire periodicamente dal penitenziario per stare con la famiglia.
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Dopo aver scontato la pena detentiva, Annamaria è tornata a vivere nel suo paese d’origine, Monteacuto Vallese, una frazione di San Benedetto Val di Sambro, dove gestisce un agriturismo insieme al marito Stefano Lorenzi e ai figli Davide e Gioele. Quanto alla casa ribatezzata, tristemente, degli orrori, nel novembre del 2020 il tribunale di Aosta ne aveva disposto la vendita all’asta, come richiesto dall’avvocato Carlo Taormina in seguito a un contenzioso nato dal mancato pagamento degli onorari legali. Nel 2021 la famiglia Lorenzi ha iniziato però a versare il dovuto, fermando l’asta giudiziaria e la procedura è stata dichirata estinta.