Torniamo a parlare della scomparsa di Denise Pipitone. Anche stamattina l’argomento a Storie Italiane è questo e proprio qui spunta un particolare davvero interessante su Anna Corona. Al centro del dibattito gli spostamenti di Anna Corona nel giorno della scomparsa della bambina di Mazara Del Vallo e in quello successivo. Una mappa mostra le cellule agganciate dal cellulare acceso e spento. Mistero anche per le migliaia di telefonate, tutte brevissime, tra l’ex moglie del padre biologico di Denise e una sua amica.
Desta attenzione particolarmente un messaggio che non sarebbe arrivato a destinazione: “Buonanotte se non hai fatto niente di male”. Una frase che potrebbe significare tutto e niente: serve quindi capirne il contesto. Poi, sugli spostamenti di Anna Corona viene mostrata una mappa realizzata analizzando l’utenza telefonica. Sotto la lente d’ingrandimento i movimenti del primo e del due settembre 2004, quando è scomparsa la bambina e il giorno successivo.
La mattina di inizio settembre si trovava a Carini e aveva il cellulare spento, ma avrebbe dovuto raggiungere il posto di lavoro, l’hotel in cui prestava servizio. Poi ci sono Mazara Del Vallo, Trapani e Partinico. In quei giorni, inoltre, mentre a Mazara del Vallo si cercava la bambina, Anna Corona e la sua amica si sono scambiate 1233 chiamate, soprattutto squilli. Le chiamate erano brevissime e si sono interrotte dopo che si è scoperto che le utenze erano intercettate.
Ma tutti ora sono sul quel messaggio assurdo ed inquietante: “Buonanotte se non hai fatto niente di male”. Solo il giorno prima, a La vita in diretta, Lucilla Masucci, ha deciso di effettuare un’intervista al signor Paolo, che sarebbe l’ex cuoco della struttura alberghiera nella quale lavorava Anna Corona quando si persero le tracce della piccola.
“All’orario di pranzo – ha detto il cuoco – era lì con noi, mi sembra strano che sia stata lei. Non so se qualcuno abbia taciuto la verità, se qualcuno ricorda cosa è accaduto che parli. Anche se allora ha avuto timore di perdere il proprio posto di lavoro”. Dunque, l’alibi della donna reggerebbe ancora.