L’incontro tra Angela Carini e Imane Khelif è terminato bruscamente durante il primo round, in meno di un minuto. L’atleta italiana, che gareggiava nella categoria 66 kg, ha abbandonato il match subito dopo i primi colpi dell’algerina, manifestando la sua disperazione inginocchiandosi sul ring della North Paris Arena e scoppiando in lacrime. Con questa sconfitta, Carini ha detto addio ai Giochi olimpici agli ottavi di finale, mentre Khelif è avanzata ai quarti.
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La destra italiana ha subito innescato una polemica, mettendo in dubbio il genere di Imane Khelif e accusando l’incontro di essere stato impari, a causa della presunta identità di genere dell’atleta algerina. La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha addirittura parlato di “uomini che si identificano come donne”. La vicenda ha suscitato un dibattito infuocato in Italia, con critiche rivolte all’ideologia “woke”.
Angela Carini si ritira, Giorgia Meloni: “Contro Khelife non era una gara ad armi pari”
Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta da Parigi per esprimere il suo sostegno ad Angela Carini, ribadendo la sua opposizione alla decisione del 2021 di permettere agli atleti transgender di competere nelle categorie femminili. “Non ero d’accordo con la scelta del 2021, non sono d’accordo oggi”, ha dichiarato Meloni.
“Mi dispiace per Angela Carini, che ha mostrato dedizione e carattere, ma penso che non fosse una gara equa”. Meloni ha sottolineato che i livelli di testosterone nell’atleta algerina avrebbero reso la competizione inizialmente impari.
#carini@GiorgiaMeloni
— Conlustro Research (@ConlustroR) August 1, 2024
Meloni: "Con quei livelli di testosterone non è una gara equa. Atleti con caratteristiche maschili non devono essere ammessi alle gare femminili per tutelare il diritto delle atlete" #Carini #Khelif
Meloni: "With those levels of testosterone it is not a… pic.twitter.com/PO6lKtGoji
Ha aggiunto che è importante bilanciare la non discriminazione con la sicurezza e la giustizia nelle competizioni sportive, proteggendo il diritto delle atlete a competere ad armi pari. Il team di Khelif ha respinto le accuse come false e offensive, sostenendo la legittimità della loro atleta.