Genova e la Liguria continuano a fare il bilancio drammatico delle ultime alluvioni e c’è ancora spazio per le polemiche. Perché, legittimamente, i cittadini si chiedono se almeno una parte dei danni, e soprattutto le vittime, potevano essere evitati. Una vicenda raccontata dal Corriere della Sera racconta la solita Italia irresponsabile e autolesionista. In sostanza è la storia di una dirigente, Nicoletta Faraldi, dirigente della Regione Liguria che ha messo tutti in guardia dall’avanzata eccessiva del cemento. E ne ha pagato le conseguenze, in termini di carriera. Lei ha saputo il pomeriggio del 6 novembre, tra un’alluvione e l’altra nella sua Genova, che non sarebbe stata più il capo del delicato settore di Valutazione impatto ambientale. Trasferita dopo appena 8 mesi alla Sicurezza alimentare e sanità animale e, aggiunge, sono “materie di cui non mi sono mai occupata”. A informarla che doveva cambiare ufficio è stata una collega: “Nessuno dei miei superiori mi aveva detto niente”. Il motivo? “Ho chiesto al direttore generale, mi ha risposto che è stata una decisione politica. Me lo ha confermato anche il segretario generale. Io so solo di aver fatto il mio lavoro tecnico, non ho alcuna preferenza partitica”.
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Secondo un consigliere regionale, Raffaella Della Bianca, le ragioni vanno cercate nella sua attività: “Guarda caso una quindicina di giorni prima ha bocciato un progetto che sta a cuore all’amministrazione, un centro commerciale proposto dalla galassia Coop nell’area del Bisagno”. Una decisione, quella della Faraldi, firmata dodici giorni dopo che l’onda di piena del torrente che attraversa Genova aveva ucciso Antonio Campanella. L’assessore alle Infrastrutture Renzo Guccinelli, cinque giorni dopo la rimozione, le ha inviato una lettera, scritta a mano: “Gentile dottoressa, è assurdo e assolutamente falso che la sua sostituzione sarebbe imputabile a una mia decisione e che avrei agito a seguito di un parere su una pratica”.