Alessandro Di Stefano muore dopo malore. 44 anni, fatale probabilmente un infarto nella sua casa di Madonna dell’Olmo, a Cuneo. Sotto choc l’intera comunità dove Di Stefano era molto conosciuto e attivo. Lavorava dallo scorso anno per la Westport Fuel Systems Italia di Cherasco, dove si occupava di collaudi e automazione. In passato aveva lavorato anche per la Nord Engineering di Caraglio e la Swisslog a Cuneo. Era inoltre molto attivo nel mondo della cultura.
Alessandro era noto per la sua attività di attore dilettante, componente dell’Accademia Teatrale “Giovanni Toselli” dal 2015. In questi anni aveva partecipato a numerosi spettacoli e performance, diplomandosi anche come attore cinematografico presso l’Accademia Artisti. L’insegnante dell’accademia teatrale Toselli, Chiara Giordanengo lo ricorda a La Stampa. “Una terribile notizia, siamo sconvolti e addolorati per la famiglia”.
Alessandro Di Stefano muore dopo malore: choc in città
E ancora: “Alessandro era una persona splendida, molto disponibile e gentile con tutti. Un eccellente allievo, si applicava e studiava tanto, aveva il senso del teatro nel sangue”. Di Stefano era sposato e padre di tre figli. Appassionato di escursioni in montagna, Alessandro Di Stefano lascia la moglie Daniela, i figli Jacopo, Gioele e Arianna Catlina, i genitori Caterina e Salvatore, fratelli e nipoti.
I funerali saranno celebrati lunedì nella chiesa parrocchiale di Madonna dell’Olmo dove questa sera alle 20 (domenica), sarà recitato il rosario. L’infarto fulminante è una grave forma di attacco di cuore, che – a seguito dell’ostruzione di una delle due coronarie principali – interessa un’area estesa di tessuto muscolare cardiaco; da ciò deriva un’alta probabilità di morte improvvisa della persona colpita.
La causa più comune di infarto fulminante è la presenza, all’interno di una o entrambe le coronarie, di un embolo, le cui dimensioni sono tali da impedire il flusso sanguigno. Gli emboli che causano gli episodi di infarto fulminante (e più in generale di infarto del miocardio) possono derivare dalla frammentazione di trombi o placche aterosclerotiche (dette anche ateromi).
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