Addio a Emanuel Ungaro, il couturier che “amava le donne”, come lui stesso precisava in un’intervista. Ungaro, malato da tempo, è morto ieri sera nella sua casa di Parigi. Una fine senza clamore, circondato dall’affetto della famiglia. Dalle passerelle si era allontanato già anni fa. Una decisione presa anzitempo nel 2004, la stessa che due anni prima, veniva annunciata da Yves Saint-Laurent, altra icona francese della haute couture, e nel 1968 dal couturier spagnolo Cristobal Balenciaga, dal quale il giovane Emanuel aveva fatto l’apprendistato e di cui era stato l’allievo preferito.
Attraverso i sogni e le memorie del passato, Emanuel Ungaro cercava di anticipare il futuro, di andare incontro ai desideri delle donne traducendo gli abiti in emozioni. Gonne cortissime a pois da portare con stivali inguinali, caban colorati in jersey abbinati a lunghi blazer oro e abiti in maglina di seta, con puzzle di fantasie floreali che accarezzavano e fasciavano le curve. Continua dopo la foto

(«Così, appena fuori dall’ufficio le signore toglieranno la giacca rivelando un bel vestito. E saranno pronte per andare a cena», sosteneva). Tutto condito da quel tocco di seducente femminilità che è stato il filo conduttore dello stile mutuato da Emanuel Ungaro. Lavorava in camice bianco, come un chirurgo dell’eleganza, vezzo che solo i sarti della sua generazione hanno conservato. E disegnando ascoltava brani d’Opera e di musica classica che lo ha sempre influenzato. «Il mio sogno è fare abiti con gli stessi ritmi e le stesse armonie dei quartetti d’archi di Beethoven». Continua dopo la foto

Gelosissimo della sua privacy parlava pochissimo dell’ adorata moglie Laura Bernabei e della figlia Cosima. «La vita privata non c’entra con il lavoro, è mia e basta», diceva. Anche se Laura lo ha sempre affiancato sul lavoro diventando, prima la sua musa, e poi la sua preziosa ambasciatrice. Il giorno prima della sfilata era consuetudine per un ristretto gruppo di persone pranzare nella cucina di casa Ungaro. Continua dopo la foto

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Sempre frutto di viaggi, incontri, emozioni scaturite da brani lirici, in un mix specchio dei tempi. Cuciti con i codici del sex appeal. «Che sono il flusso continuo del mio lavoro, come i bassi nella musica. E’ difficile spiegare in che modo nascono certe intuizioni. Nel ’68 ho deciso di mescolare gli stampati. Non c’era un perché, ho semplicemente tradotto una sensazione», raccontava il couturier passando a salutare gli ospiti. Intuito, sentimenti: è così che nasce un drappeggio. Ungaro dava corpo all’abito “spillandolo” sulla modella, per lui era fondamentale il rapporto diretto con la donna.
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