Un giorno, il 30 gennaio del 2002, che è entrato tristemente come una della pagine di cronaca nera più torbide della storia italiana recente. Una donna, Annamaria Franzoni, trucida il figlio Samuele di 4 anni fracassandogli il cranio nella loro casa di Cogne, in provincia di Aosta. Le immagini degli schizzi di sangue sui muri vennero sbattute sulle prime pagine di tutti i giornali e telegiornali. Un lungo processo fuori e dentro le aule del tribunale.
Il 19 luglio 2004 Annamaria Franzoni venne condannata in primo grado con rito abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare Eugenio Gramola, a 30 anni di reclusione. Il 27 aprile 2007 la Corte d’Assise d’appello di Torino condannò l’imputata a 16 anni di reclusione. La riduzione della pena, rispetto alla sentenza di primo grado, fu dovuta alla concessione delle attenuanti generiche. Il 21 maggio 2008 la Cassazione confermò la sentenza d’appello. La sera stessa la Franzoni fu arrestata dai carabinieri a Ripoli Santa Cristina e condotta in carcere. (Continua dopo la foto)
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Nel novembre del 2008 una perizia psichiatrica – insistentemente sollecitata dalla stessa donna – confermò il rischio di reiterazione del reato, negandole la possibilità di incontrare i figli fuori dal carcere. Poi la svolta, il 26 giugno 2014, dopo appena 6 anni di detenzione, Annamaria Franzoni viene scarcerata: il via libera a seguito di una perizia psichiatrica che escludeva categoricamente il rischio di recidiva. Già da tempo tuttavia godeva del beneficio del lavoro all’esterno, oltre a numerosi permessi premio. (continua dopo la foto)
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Nel febbraio 2015 la Corte di Cassazione accoglie il ricorso della Procura di Bologna contro la concessione dei domiciliari in favore di Annamaria Franzoni. Tuttavia il 28 aprile 2015 il Tribunale di sorveglianza di Bologna decide di prorogarle gli arresti domiciliari, che continua a scontare nella sua casa di Ripoli Santa Cristina. Oggi la mamma di Cogne, la donna che nessuno ha perdonato se non la sua famiglia, trascorre le sue giornate ai domiciliari e con quattro ore di libertà. (continua dopo le foto)
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Da Oggi.it le foto di Annamaria Franzoni con il figlio Gioele mentre esce dal supermercato durante le sue ore di permesso, le 4 ore in cui può occuparsi della spesa, di accudire la famiglia, di provvedere alle sue esigenze, di andare a pregare sulla tomba di suo figlio Samuele.
La famiglia di Franzoni possiede ancora la villa nella frazione di Montroz, ricorda Oggi, ma la Franzoni non può avvicinarsi al paese: sono queste le condizioni stabilite dai giudici per i suoi arresti domiciliari. Il marito Stefano lavora per il padre della Franzoni, Giorgio, mentre il primogenito ha lasciato gli studi per entrare nel mondo del lavoro. La donna ha anche cercato di ottenere l’affidamento in prova del figlio minore, Gioiele, richiesta tuttavia rifiutata dal Tribunale di sorveglianza di Bologna.