Silvio Berlusconi, un’intervista esclusiva rilasciata dall’ex agente di spettacolo, Lele Mora. Le dichiarazioni rilasciate sono state rese pubbliche su Italia Oggi, dove Mora ha ripercorso alcuni momenti trascorsi con l’ex premier. Personaggio pubblico spesso al centro del mirino del gossip, Lele Mora è stato più volte ospite nel salotto di Barbara D’Urso e oggi si racconta a 360°.
Un’amicizia speciale quella che lega l’ex agente dei Vip e l’ex premier Silvio Berlusconi. Durante l’intervista rilasciata su Italia Oggi, Lele Mora non ha potuto che riportare alla memoria alcuni dettagli sul Cavaliere, svelando una particolare mania dell’ex premier, emerse durante le ‘eleganti’ cene ad Arcore. (Continua a leggere dopo la foto).

“Con lui si rideva e si scherzava”, esordisce Mora, che poi prosegue ancora divertito: “Aveva la mania delle cene tricolori. Dall’antipasto pomodoro, mozzarella, basilico al gelato pistacchio, limone, fragola”. Un bizzarra abitudine, o meglio, una “mania” quella di Silvio Berlusconi, di accostare gli alimenti in base al loro colore, allo scopo di rievocare puntualmente la bandiera italiana. (Continua a leggere dopo la foto).

“Cercava di svagarsi. Ma non si è mai permesso di chiedermi il numero di cellulare di una ragazza”, afferma ancora l’ex agente. Tra i ricordi, riemerge anche il prestito di tre milioni di euro che il Cavaliere gli rese: “Me li diede per non farmi fallire. La metà se la trattenne Emilio Fede che intercedette a mio favore. Nella lettera c’era scritto che avrei restituito il prestito, senza interessi. Me lo impedì la giustizia, facendomi fallire”. (Continua a leggere dopo le foto).


E durante l’intervista emerge qualcosa anche su Fabrizio Corona, che Mora riteneva essere come un “figlio adottivo”: “Era molto furbo. Non intelligente, ma brillante. Affetto da smania di protagonismo e bramosia di denaro. Gli regalai otto auto di lusso, l’ultima una Bentley, e gli diedi i soldi per comprarsi l’appartamento di via De Cristoforis a Milano, poi sequestratogli dalla magistratura. Gli ho voluto molto bene, lo consideravo un figlio adottivo”. E dopo una pena giudiziaria di 6 anni e 1 mese, un sogno che sta per diventare realtà: “Sto mettendo in piedi un centro di ippoterapia per bimbi Down. Fare del bene è l’unica cosa che mi riempie di gioia”.
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