Pamela Prati a cuore aperto. La showgirl sarda reduce dall’esperienza nella casa del Grande Fratello, si racconta al settimanale Gente.Dall’infanzia complicatissima vissuta in istituto ai problemi di salute, al successo televisivo passando per il suo problema legato alla claustrofobia, superato soltanto in parte: “Sono nata con il forcipe, e già questo è un trauma per un bimbo. Ho iniziato a soffrire di claustrofobia da piccola, ma andava e veniva. Quando è mancata mamma, il blocco è diventato totale: non riuscivo a salire su un aereo, neppure su un treno. Ancora oggi è così, e questa è la ragione per la quale dovetti rinunciare all’Isola dei Famosi pochi giorni prima della partenza. Entrare nella casa del Grande Fratello, vivere dentro uno spazio chiuso, per me era una sfida. Anche se sono durata poco, posso dire di averla vinta”.
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La Prati, penultima di otto fratelli, quando aveva solo un anno e mezzo è stata portata in un collegio di suore di Tempio Pausania insieme ad altri cinque fratelli: “Adesso mi vengono i brividi, ma allora, così piccolina, non capivo che cosa stesse accadendo. Mamma, vedova di guerra, abbandonata da mio padre, operaia a tempo pieno alla Galbani, non riusciva a crescerci da sola…
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…L’unica soluzione era affidarci a un istituto. Lei piangeva disperata quando ci siamo separati, io seguivo le mie sorelle senza immaginare cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi (…) Mai una carezza, un gesto non dico amorevole, ma di compassione. Certo, c’erano le mie sorelle più grandi, ma poco potevano contro le regole di quel collegio che per una bimbetta piccina erano crudeli”. Nessuna colpa addossata alla mamma, però: “Con i primi soldi che ho guadagnato le ho comperato un appartamento a Olbia vista mare, tutto arredato. Anni prima aveva svenduto il suo per poter dare da mangiare a noi bambini, ed era andata in affitto.
La bendai e le dissi: “Questo è tuo”. Scoppiò a piangere. Ma io glielo avevo promesso: “Mamma, appena posso ti restituisco tutto l’amore che mi hai dato e ciò che la vita ti ha tolto. Quindi il lavoro da commessa a Roma e il successo, arrivato nel 1987, grazie a Pier Francesco Pingitore che la nota sui giornali e le affida il ruolo di primadonna del Bagaglino: Mi sembrava un sogno. Dall’anonimato alla ribalta: tutti che mi volevano vestire, pettinare, truccare. Abituata com’ero a un realtà arida di attenzioni, fu uno choc. Mamma era orgogliosa, ma ripeteva sempre: “Non ti truccare troppo e ricorda: anche se hai poco, aiuta il prossimo. Ma “nel 1994 ho rischiato di diventare anoressica: sono arrivata a pesare 48 chili, molto poco per una alta uno e 74”. Per fortuna il brutto periodo è stato superato.