Quella foto, carica di tristezza e rabbia per la fine orribile di un bimbo che insieme alla sua famiglia cercava in Europa un destino migliore lontano da guerra e miseria, ha messo in evidenza i caratteri del dramma umanitario di questa fase della storia. Innanzitutto spiegando – quasi tecnicamente – che ci sono migranti e migranti, che una cosa sono quelli che cercano una vita più comoda e altri sono quelli che fuggono da bombe e tagliagola dell’Isis. Tuttavia, sono tutti esseri uani e a nessuno di essi si augura di concludere un viaggio morendo su una spiaggia a pochi passi dallo sfarzo delle vacanze estive. Ma una parte del web, come si suol dire, non ha perso occasione di tacere. E si è scagliata contro Aylan, quel bimbo curdo di tre anni trovato cadavere sulla spiaggia turca di Bodrum. Un accanimento a tratti squallido per “smontare” quella foto a vantaggio del peggior complottismo che solo la rete sa offrire. Per dimostrare, insomma, che è tutto falso e che si è trattato di una operazione mediatica per lavorare al livello della coscienza collettiva e farci “digerire” il flusso migratorio che le classi dirigenti sono incapaci di fronteggiare.
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“Chi muore, in genere, perde le scarpe” è tra le cose che si legge, come se questa fosse ua legge fisica severa. Si tratterebbe di un complotto mediatico, di probabile radice giudaica, come di consueto in questi casi. Il sito Bufale.net si è preso la briga di raccogliere le più gettonate teorie del complotto e i relativi commenti, mostrando una faccia del nostro paese che già conoscevamo e che, alla prima occasione valida, non perde occasione per imbarazzarci. Arriva puntuale un articolo di Maurizio Blondet, cioè l’autore del libro “11 settembre, colpo di stato in USA”, avvezzo dunque al complottismo, in cui si parla della foto in questione come l’ennesima operazione di manipolazione. Neanche a dirlo: di lì commenti della peggior specie da parte degli utenti.
Poi ci sarebbe la faccenda del corpicino spostato. Venerdì scorso la siriana Hala Fouaad Mahfoud ha pubblicato su Facebook una foto sostenendo che il corpicino sia stato spostato per permettere ai fotografi di “scattare foto migliori aumentandone la drammaticità e la spinta emotiva”. E, chiaramente, “fregare” noi comodi occidentali per “ammorbidirci” alla accoglienza dei profughi.
Inoltre, ricorda il sito Bufale.net mettendo a confronto le due foto seguenti, “ricordiamo che i bambini morti durante il naufragio furono 5, non è detto che il bambino nella seconda foto sia il piccolo Aylan”. Il colore delle suole non corrisponde, ma non a causa di una manipolazione, ma perché il piccolo tra gli scogli non è il bimbo di tre anni, ma suo fratello Ghalib, morto anche lui nel naufragio a soli 5 anni d’età.
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E, intanto, sorge il dubbio – forse più legittimo – che il complottismo è il vero nemico della verità e della coscienza. Come a spingerci tutti a emozionarci meno. Della serie: “Non facciamoci fregare, vogliono costringerci ad accettare un dramma altrui e pagarlo di tasca nostra”. Quando il modernissimo web è in grado di fermare il prprio cuore…