Linee erotiche. Immaginate all’altro capo del telefono ragazze belle e procaci, ammiccanti e disponibili? Gli spot in televisione sono piuttosto eloquenti, ma la realtà a quanto pare è ben diversa. Parecchio più squallida. A svelarla ci ha pensato un’operatrice dei call center, che ha confessato le proprie terrificanti esperienze a un sito internet, Cracked.com. Uno sfogo ripreso anche da Dagospia. “Le operatrici telefoniche lavorano, vestite e con le cuffie – dice l’anonima operatrice – in un cubicolo del call center. Appena entri in ufficio, vieni salutata da gemiti provenienti da ogni postazione. Se il cliente dall’altra parte del telefono protesta per i rumori di sottofondo, la risposta da dare è già stabilita”. Geniale. Si fa per dire: “Oh sì, sono le mie coinquiline, qui siamo tutte incandescenti”. Le ragazze al telefono di sensuale hanno soltanto la voce. “Molte di loro odiano il proprio aspetto fisico – confessa la donna – e diventare la fantasia di un cliente equivale a soddisfare le proprie fantasie. (Continua a leggere dopo la foto)
Si sentono desiderabili e desiderate. Tutte vogliono sentirsi così, soprattutto le più anziane. La mia collega era contenta che qualcuno la visualizzasse come una giovane magra e bionda, quando era invece una donna di mezza età con una brutta pelle e occhiali bifocali”. A volte capita di parlare con clienti un po’ troppo focosi. Qualcuno ha fantasie al limite della decenza. O forse anche oltre. “Volevano incontrarci di persona, se proprio non era possibile, volevano che mandassimo loro la biancheria intima in memoria del nostro incontro – svela la donna – uno addirittura chiese le mutandine con macchie di ciclo mestruale”. (Continua a leggere dopo la foto)
Le richieste sono tante e magari rischiano d’essere impreparate. Problema risolto. “All’interno del call center esiste una libreria del porno. Se ti chiedono il sadomaso e non lo hai mai fatto, devi pure documentarti. Si tratta per lo più di vecchie riviste e di vhs, materiale che spazia dal soft all’oltraggioso, e che puoi portarti a casa per studiare”. Non sempre sono tutte rose e porno. “Un uomo che chiamava una volta al giorno e mi chiedeva di recitare la parte di una bambina. Qualsiasi orrore possiate immaginare, non è così lontano da quello che è uscito dalla sua bocca. Avrei potuto attaccare, ma, alla fine, ho pensato che fosse meglio tenere l’uomo al telefono con me, piuttosto che mandarlo in giro a soddisfare i propri bisogni. Mi spaventa sapere che queste persone vivono nella mia città. Le telefonate sono sempre locali, e quando esci dal lavoro non fai che chiederti se qualcuno che conosci sia un tuo cliente”.
Avedon e l’attrazione erotica del ritratto fotografico