Ormai Bergamo è diventata la sua città. Cristina Parodi è stata intervistata su Fanpage.it, dove ha raccontato l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla città. Le dichiarazioni portano con sé un velo di tristezza, per una città stravolta, focolaio e al contempo scenario di timori e sofferenze. Sempre al fianco del marito Giorgio Gori, sindaco della città, la Parodi racconta una realtà cittadina con gli occhi di chi ha visto davvero troppo.
“È la prima volta che ho visto la mia città veramente in ginocchio. Sono stati dei mesi molto difficili”, afferma la nota giornalista con tristezza. Come si sa, sono ormai anni che Cristina Parodi è testimonial e attivista dl Cesvi, ONG che opera in tutto il mondo per la cooperazione e lo sviluppo, che anche in questa situazione di emergenza e di crisi, ha provato a condurre un’importante iniziativa di raccolta fondi, raggiungendo 5 milioni di euro. (Continua a leggere dopo la foto).
Un traguardo raggiunto che permetterà l’acquisto di materiali sanitari: Ho avuto la mente occupata e impegnata in un lavoro che sentivo di dover fare e di voler fare. Mi ha fatto passare questo periodo in maniera più costruttiva. Adesso per fortuna vediamo tutti un po’ di più la luce. I bergamaschi poi sono persone molto volenterose, operose, produttive, che non si fermano davanti a niente. Come sono stati silenziosi in questi mesi di dolore, così adesso si sono già messi tutti a lavorare, il comune per primo, e ovviamente per tutti la strada è in salita. Però se c’è gente tosta e capace di rialzarsi è proprio quella di questa città, così ho imparato a conoscerli”. (Continua a leggere dopo la foto).
Il ruolo del marito di Cristina Parodi, eletto primo cittadino della città di Bergamo, ha sicuramente accentuato l’apprensione di tutta la famiglia: “Giorgio ha continuato a lavorare sempre, andando in comune, uscendo. Avevamo paura per lui, avevamo paura per noi che invece stavamo a casa. Ma Giorgio è una persona che non si ferma davanti a niente ed è come se si fosse convinto di essere invincibile”. (Continua a leggere dopo la foto).
La Parodi ha aggiunto: “Stare accanto a Giorgio è sempre un’esperienza profonda e bellissima, perché è un uomo che lavora tanto e si dedica con una abnegazione incredibile a tutto quello che fa, e lo fa con una passione veramente infaticabile. Anche in questo caso ho cercato di stargli vicino e di confortarlo come potevo e di dargli un aiuto concreto con il lavoro che facevo con Cesvi, che convogliava comunque sulla città e sull’ amministrazione. È stato faticoso, ma è stato bello vivere insieme a lui anche questo momento, sicuramente il più difficile da affrontare per tutti e in assoluto per un sindaco”. (Continua a leggere dopo la foto).
E poi quelle immagini devastanti per l’animo e indelebili per la memoria collettiva, dei 70 mezzi militari destinato a condurre fuori da Bergamo i feretri delle vittime del Covid: “Ho pianto, come tutti. Come tutti bergamaschi credono abbiano fatto in silenzio nelle loro case, senza manifestare troppo il dolore. A Bergamo la gente è così, si vergogna e ha un po’ pudore del proprio dolore e in un silenzio irreale sono state quelle settimane, le più buie. C’erano solo le campane che suonavano a morto, il suono delle ambulanze. Ma non si sentiva un rumore, non c’era una persona in giro. Ecco qui a Bergamo chi non c’è stato forse non può capire la pesantezza di questo silenzio, di questa immobilità. Non ci sono stati canti per le strade o sui balconi, come tante altre città hanno fatto, ma giustamente, per confortarsi a vicenda, per trovare un po’ di serenità. Qui ogni famiglia di Bergamo, ogni persona che conosco aveva un dolore, una persona che è mancata, un familiare in ospedale, un amico che lottava contro questa malattia. Sono state settimane veramente difficili”.