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4 milioni di euro per la ‘separazione’. Chiara Ferragni, che botta. Ma ha deciso lei

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4 milioni di euro per la separazione. Chiara Ferragni, che botta. Ma ha deciso lei

Chiara Ferragni dal 2018 è legata  alle aziende di Pasquale Morgese, aziende che producono calzature e pelletteria. Ebbene, pare proprio che la biondissima imprenditrice digitale abbia deciso di recidere il contratto che la lega a Morgese. La cifra che dovrà tirare fuori per ottenere la separazione è enorme, una cifra che può  vorticare solo attorno all’emisfero di personalità del suo calibro. Serendipity, la società di Chiara Ferragni, ha rescisso il contratto con Mofra e N1, le aziende di Pasquale Morgese. Recidere un contratto prima della scadenza dello stesso, annullando i rapporti tra le due imprese, ha chiaramente comportato il pagamento di una penale, una grossa, grossissima cifra.

La cifra in questione è titanica: 4 milioni di dollari. Il nuovo piano industriale, nel frattempo, ha previsto il passaggio della licenza dalla Mofra di Barletta alla Swinger International con sede a Milano. L’azienda di Barletta nel 2018 era diventata il nuovo partner produttivo della Ferragni, subentrando all’allora suo socio e compagno anche nella vita sentimentale, Fabio Pozzoli. Le azioni di Pozzoli erano state cedute in toto a Morgese che, fino al divorzio in affari con la influencer, deteneva una quota pari al 27,5%. (Continua dopo le foto)


I fan della Ferragni sono abituati a vederla sempre umana, quasi come un’amica, tutto questo parlare d’affari pare infatti molto lontano dalle confessioni che la riguardano e con cui si è soliti entrare in contatto. Come la rivelazione fatta poco fa, che la vede al centro di un grosso dolore: “Un anno e mezzo fa ho perso una persona cara – ha raccontato Chiara Ferragni sulle storie di Instagram – e ho avuto un trauma che mi porto dietro legato a un ricordo che avevo con questa persona. Ricevo migliaia di messaggi da parte di ragazze che hanno subito degli abusi e hanno bisogno di aiuto.(Continua dopo le foto)

Volevo consigliare loro la terapia che ho intrapreso io anche se – nel mio caso – il trauma non è legato in realtà a un abuso. Da due anni vado dallo psichiatra e penso che sia fondamentale per conoscermi meglio. Prima di partire delle vacanze, ho fatto una prima seduta di questa terapia che serve a posizionare il trauma in un’altra parte del cervello per cui si sente meno dolore nel ricordare. continuerò la terapia. Prima di consigliarla, la voglio provare di persona. Ma già con una seduta, sono riuscita a guardare da spettatrice quel ricordo che mi faceva soffrire”.

“È finita”. Alessia Marcuzzi, una decisione forte ma convinta. E non torna indietro


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