Chissà quante volte è capitato di vedere colleghi imbarazzati che cercano di chiudere le pagine internet che stanno leggendo mentre passa il capo. In molti si domandano se il dipendente può essere sanzionato o addirittura licenziato poiché che utilizza Internet per scopi privati durante l’orario di lavoro. Stando all’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori (legge 300 del 1970) “è vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”.
Tuttavia è necessario analizzare quali indicazioni ha fornito la giurisprudenza negli ultimi anni a proposito. Alcuni tribunali non hanno considerato illegittimo il comportamento del datore di lavoro che verifica i computer aziendali, se teme che questi ultimi siano stati utilizzati per danneggiare l’immagine dell’azienda. A questo proposito è recente il caso di un datore di lavoro che ha creato un falso profilo su Facebook al fine di chiedere l’amicizia ad un dipendente. Neanche a dirlo questo sfortunato lavoratore, in uno slancio di sincerità al nuovo amico, aveva postato delle dichiarazioni inopportune per l’azienda e per questa ragione era stato successivamente licenziato.
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E allora quale è la risposta esatta? Se il datore di lavoro ha sempre tollerato l’utilizzo dei computer per ragioni private e se questo non danneggia l’azienda, il dipendente non può essere licenziato. Non è stata ad esempio considerata ragione di licenziamento l’aver scaricato dei software gratuiti sul computer dell’azienda o l’aver utilizzato il computer aziendale per navigare su siti extra lavorativi.
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Il discorso cambia se il web viene usato per compiere attività imbarazzanti per l’azienda: in questo caso si può essere licenziati. Per esempio, è stata considerata ragione di licenziamento l’aver inserito materiale pornografico dal computer aziendale o avere effettuato il download di foto e filmati pornografici durante l’orario di lavoro, ma anche l’aver sottratto la rubrica dei contatti aziendali al fine di inviare e-mail critiche nei confronti della direzione aziendale.
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In sostanza, nonostante quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori, la verifica da parte del datore di lavoro dei contenuti privati nei computer aziendali viene tollerata da alcuni tribunali. Inoltre, anche se l’utilizzo dei computer per fini personali durante l’orario di lavoro non è una giusta causa di licenziamento, se dal loro utilizzo per fini personali derivano comportamenti imbarazzanti o diffamatori nei confronti del datore di lavoro o dell’azienda, il licenziamento viene considerato valido. Insomma il consiglio è quello di non usare i pc aziendali per fini personali ma se non se ne può fare a meno di dare un’occhiata ai social o alla mail personale è meglio farlo dal proprio smartphone.