2. Detrarre le spese del familiare a carico. Di norma si possono scaricare solo le spese relative alla propria persona, ossia nel proprio interesse. Tuttavia, è prevista un’eccezione con riferimento ai cosiddetti familiari a carico, ossia per quelle spese sostenute nell’interesse di uno stretto parente che: – sia convivente – e non abbia reddito o abbia un reddito non superiore a 2.840,51 euro (al lordo degli oneri deducibili). Proprio per queste due ragioni il familiare viene detto “a carico”. Gli esempi classici di spese per familiari a carico sono quelle per il dentista e, comunque, tutte le spese mediche; le spese di istruzione; le spese per i portatori di handicap; le polizze vita e infortuni; i contributi previdenziali volontari. In ogni caso, la spesa deve essere rimasta effettivamente a carico del contribuente che si scarica il costo dalla dichiarazione dei redditi: deve essere quindi solo quest’ultimo l’intestatario della ricevuta, fattura o altro documento. Pertanto è necessario che l’importo non sia stato corrisposto – anche solo formalmente – dal familiare “a carico”. Ma come si defisce un familiare a carico? I familiari a carico sono, in ordine: – il coniuge anche se legalmente separato; – i figli, anche se maggiorenni, anche se adottivi, affidati o affiliati; – i discendenti dei figli; – i genitori, anche se adottivi; – i generi e le nuore; – il suocero e la suocera; – i fratelli e le sorelle, anche unilaterali; – i nonni e le nonne. In caso di rimborso parziale, le spese possono essere detratte solo per la parte che non è stata rimborsata.