Ci siamo. Tutto partirà il primo marzo. Il lavoratore che vorrà chiedere alla propria azienda il Tfr in busta paga dovrà presentare al datore di lavoro il modulo per la Qu.I.R (Quota maturanda del Trattamento di fine rapporto come parte Integrativa della Retribuzione). Ecco qualche domanda e risposta per capirci un po’ di più…
Chi ne ha diritto? Tutti i lavoratori dipendenti del settore privato in servizio da almeno sei mesi potranno scegliere di avere nello stipendio il Tfr. Non possono accedere all’operazione Tfr in busta paga i lavoratori dipendenti domestici, i dipendenti del settore agricolo, di aziende sotto procedure concorsuali e fallimentari o di ristrutturazione dei debiti. Esclusi anche i dipendenti in servizio in unità produttive sotto cassa integrazione straordinaria.
Come funziona? Per chi farà questa scelta le future quote di Tfr non verranno più accantonate ai fini della liquidazione o non verranno più destinate al finanziamento del fondo pensione per chi vi aderisce.
È per sempre? No. Questo trasferimento in busta paga durerà, in via sperimentale, fino al 30 giugno 2018. Chi lo sceglie, però, fino a quella data non può tornare indietro.
Entro quanto sarà inserito in busta paga? Entro un mese per le aziende sopra i 50 dipendenti; entro tre mesi per le aziende sotto i 50 dipendenti.
Conviene? La Qu.I.R. sarà tassata secondo le aliquote ordinarie Irpef. Per questo, rispetto al regime fiscale agevolato del Tfr, l’operazione risulterà sconveniente per i redditi medio-alti. Secondo il Caf Acli già per redditi superiori a 28 mila euro la tassazione sarebbe penalizzante. Un consiglio, informatevi bene dal vostro commercialista.