L’ufficio del futuro viene disegnato dalla Haworth, una delle principali imprese mondiali legata alla realizzazioni di ambienti di lavoro. Emblematico il titolo del lavoro svolto dall’azienda: “Enabling the Organic Workspace: Emerging Technologie That Focus on People, Not Just Space”. Una sorta di libro bianco in cui viene spiegato dettagliatamente quale sarà l’Ambiente di lavoro del futuro: sensori evoluti che cambieranno la temperatura degli uffici e che saranno anche in grado di capire il momento in cui iniziamo ad annoiarci durante una riunione.
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I sensori di presenza possono monitorare i modi con cui gli impiegati usano uno spazio e sono già disponibili per dare ai designer le informazioni necessarie per creare una disposizione interna più efficace. In futuro un sistema informatico potrà utilizzare una serie di dati per adattare uno spazio in maniera automatica. Insomma sarà come vivere un nuovo modo, mutevole e inatteso: l’ufficio diventerà organico e capirà come comportarsi con i suoi abitanti. Un luogo definito, momento per momento, istante per istante, più dai bisogni di chi ci lavora che dalle funzioni classiche dei diversi ambienti di un ufficio. Gli autori della ricerca specificano cosa saranno in grado di misurare questi sensori: ci saranno fattori tecnici legati agli spazi come l’intensità e lo spettro della luce, la direzione e l’ampiezza dei suoni, la qualità dell’aria, gli odori e la disposizione degli impiegati. Oltre a questo, i sensori biometrici potranno misurare fattori legati alla persona e dare indicazioni sulle modalità con cui si utilizza la propria postazione, la postura e l’eccessivo tempo trascorso davanti al monitor.
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Verranno valutati anche gli stati d’animo e le emozioni: secondo la Haworth verranno misurati “il battito cardiaco, la direzione dello sguardo, la temperatura del volto, il grado di umidità della pelle, le onde cerebrali per valutare se in quel momento siamo concentrati sul lavoro, se stiamo riprendendo energie o se stiamo provando frustrazione”. Elementi che tradiranno, o sveleranno, l’irrequietezza, la noia e lo stress di chi è alle prese con il lavoro quotidiano. Il sistema sarà in grado di monitorare ogni singolo movimento all’interno di un ufficio i cambiamenti della postura dei partecipanti, gli sforzi dei muscoli facciali, il grado della temperatura della pelle, il tempo che ogni singolo partecipante impiega a esporre le proprie idee senza lasciare spazio agli altri interlocutori e calcolerà se il livello di anidride carbonica ha superato una determinata soglia. In risposta ai dati, il sistema modulerà l’intensità e il colore della luce, abbasserà leggermente la temperatura della stanza, incrementerà i flussi d’aria e aggiungerà delle essenze nell’aria con l’obiettivo di creare di nuovo quelle condizioni che, almeno in linea teorica, possono portare di nuovo i partecipati a un maggiore livello di attenzione.
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Tuttavia resta il problema della privacy: sensori di presenza e sensori biometrici invadono il territorio della persona. Gli autori del rapporto ne sono consapevoli. In prospettiva, ciascuno di questi strumenti andranno valutati con molta attenzione dalle diverse parti coinvolte, se entreranno prima o poi nell’uso comune della realizzazione degli spazi di lavoro. In tutti i casi si tratterebbe di una trasformazione radicale. Anche se va detto che altrove il nodo più grande che ciascun impiegato si trova a dover affrontare ogni giorno e un altro e riguarda la distanza e il tempo impiegato ogni giorno per andare dalla propria abitazione all’ufficio.