Braccia incrociate contro il Jobs Act e la Legge di Stabilità. Cgil e Uil considerano fallito il dialogo con il governo e quindi scelgono la protesta: “Sciopero generale di un giorno con manifestazioni territoriali il 12 dicembre” ha annunciato Susanna Camusso stamattina, dopo il vertice con gli altri leader sindacali. Secondo le due sigle, la riforma del lavoro riduce diritti, tutele e dignità di chi ha già un posto, senza favorire realmente nuove assunzioni. La nuova Finanziaria non è invece in grado di rilanciare l’economia e intanto mette a rischio gli ammortizzatori sociali, fa favori indiscriminati alle imprese (come la riduzione dell’Irap) e anche la riduzione del costo del lavoro, i famosi 80 euro in più in busta paga, viene vanifacata dall’aumento della tassazione o dal taglio dei servizi a livello locale. (continua dopo la foto)
Il quadro è davvero così nero? No, secondo la Cisl, che si è sfilata dallao sciopero generale, anzi, ci ha tenuto a sottolineare Annamaria Furlan, “non ha mai valutato di dichiararlo”. “Non ha senso fermare il Paese” dice la leader della Cisl. Il Jobs Act, spiega, sta cambiando in positivo e potrà migliorare ancora con i decreti attuativi. La Legge di stabilità contiene cose positive e cose da cambiare “ma tutto questo non giustifica uno sciopero generale”. “Non l’abbiamo fatto neppure con Monti quando era davvero un testo da lacrime e sangue, figurarsi ora”. Unico fronte su cui la Cisl chiama Cgil e Uil a scioperare è quello del pubblico impiego. “Per noi lo sciopero generale è lo sciopero di tutte le categorie” risponde però Camusso, traduzione: se Cisl vuole, può unirsi alla protesta del 12 dicembre.