Belle le vigne in Toscana, sì, ma quali? Quelle”a giropoggio”, che dal Trecento avvolgono le colline, con terrazzamenti lavorati dalle zappe e alternati a pascoli e boschetti? O quelle moderne “a rittochino”, che allineano a perdita d’occhio filari da valle a monte, appianando a colpi di ruspa i dislivelli e lasciando spazio alle macchine che hanno sostituito i braccianti? Il Corriere della Sera parla oggi di “disfida dei filari” per raccontare lo scontro tra la Regione e gli agricoltori intorno al nuovo Piano di indirizzo territoriale. La giunta di Enrico Rossi vuole preservare le vedute da cartolina invidiate in tutto il mondo, evitando che le nuove tecniche stravolgano il paesaggio e mettendo qualche paletto alle monoculture. I produttori di vino vogliono invece salvare una produzione da 340 mila ettolitri e un export di 750 milioni di euro l’anno che, dicono, non sarebbe possibile senza adattare il territorio a un’agricoltura industriale. Così volano le accuse, tra Confagricoltura che boccia il piano “vincolistico e bucolico” e la Regione che fa notare che “il paesaggio toscano appartiene a tutti, non solo ai grandi produttori”.