Uno stage post laurea può essere utile per una futura assunzione a patto che si tratti soprattutto di aziende del Nord con più di 500 dipendenti, che siano Spa o multinazionali. È la sintesi di un’indagine del “Nuovo osservatorio” dell’associazione di direttori del personale Gidp, che ha testato un campione di 115 suoi aderenti appartenenti a imprese che, negli ultimi 12 mesi, hanno avuto o hanno tuttora all’interno un neolaureato in stage o l’hanno appena assunto. L’indagine ha anche collezionato le risposte dei giovani appena immessi in quelle aziende: il 72% dichiara che è stato assunto dopo lo stage o sta per essere assunto se ancora non ha terminato l’internship.
Il 23% dei giovani invece non sa ancora se alla fine dello stage sarà confermato in azienda e solo cinque su cento hanno già avuto la comunicazione che l’esperienza non proseguirà. Sostanzialmente le aziende si servono di tre canali individuare i potenziali stagisti e i candidati all’assunzione: la pubblicazione delle offerte sui portali delle università (27%), le agenzie per il lavoro (14%) e le liste di laureati fornite dalle università (11%).
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Vengono snobbati i “Career day” che quest’anno sono stati scelti solo dal 9% dei direttori Hr. “In effetti — conferma il presidente di Gidp Paolo Citterio — i responsabili del personale optano per i siti universitari perché lì le inserzioni sono gratuite e la visibilità per i giovani è alta. I Career day, invece, costano e comportano un notevole impiego di tempo”.
Le lauree preferite dalle aziende sono, come sempre, Ingegneria (36%) ed Economia (35%), ma c’è una novità inaspettata: al terzo posto compare, pur se fortemente distaccata (7%) Scienze della comunicazione, una laurea che è stata un po’ inflazionata e che da tempo suscitava poco interesse in diverse direzioni del personale. “È la conseguenza del fatto che diverse aziende incontrano ancora difficoltà nel comunicare all’esterno il loro business e i loro valori — spiega Citterio — mentre questa capacità è una delle chiavi del successo”.
Ci sono comunque delle imprese che fanno fatica a reperire alcune lauree: l’11% segnala la carenza per Economia e il 36% per Ingegneria (in particolare, in ordine di scarsità, elettronica, meccanica, gestionale e informatica). La nota dolente per i neolaureati riguarda la media delle retribuzioni in ingresso che è calata in tutti i settori rispetto al 2015. Per esempio nel chimico/ farmaceutico, che è quello che paga di più, si è passati da 29.315 euro lordi annui a 25.518.