Novità fiscali che, come spesso accade, non sono confortanti. Almeno dal punto di vista del contribuente che con molta fatica deve districarsi tra norme talvolta difficili da interpretare e contraddittorie. Nella delega fiscale in via di approvazione è ‘nascosta’ una norma che prevede, per i titolari di partita Iva, multe dal 10 al 50 per cento sui prelievi al bancomat che vengano considerati “ingiustificati”. Funzionerebbe così: a chiunque, dotato di partita Iva, subisca un accertamento fiscale, verranno spiati tutti i movimenti bancomat fatti nel periodo di accertamento, circa cinque anni.
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Un’idea che, in verità, viene dal passato, quando operava in questo modo: se qualcuno prelevava troppo, il Fisco presumeva che “l’eccesso di prelievo” alimentasse proprio traffici in nero, e dovesse dunque essere colpito da una tassazione al pari di un ricavo. Insomma, se prelevavi più di quanto il Fisco ti “consentiva”, quel surplus veniva tassato come reddito. Questo fu giudicato incostituzionale dalla Consulta nel 2014, ma ecco riproporlo oggi sotto altre forme.
Per sfuggire al severo giudizio del Fisco, dunque, dovremmo appuntarci, dopo ogni prelievo al bancomat, perché abbiamo prelevato quelle somme, cioè come abbiamo speso quei soldi. Semplice? No, perché è necessaria una prova. Una prova certa, sia chiaro, ma la norma ‘incriminata’ nulla dispone al riguardo. Sarà l’ennesimo incubo fiscale?
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