L’ipotesi dell’uscita greca dall’euro è al centro dell’attenzione mediatica da settimane. Ma cosa succederà in Italia qualora la Grecia dirà addio alla moneta unica? Ce lo spiega Il Corriere della Sera. Il motto è: “Abbiamo passato di peggio e lo abbiamo superato”. Il ricordo delle tensioni del dicembre 2011, quando l’Italia sotto l’attacco della speculazione si è trovata a un passo dalla bancarotta, attenua di molto i timori per l’impatto sui mercati di un default della Grecia.
Le mosse difensive in campo monetario saranno comunque decise a livello europeo, dalla Banca centrale europea in primo luogo, ma in Italia, al momento, dove vigila il Tesoro, si prevedono variazioni nella gestione del debito. Le tensioni non mancheranno, pur se nessuno tra gli esperti si immagina per ora tempeste in arrivo: la sostenibilità del debito non corre rischi. Con buona pace dei crediti vantati sulla Grecia: 37,2 miliardi di cui 10 di prestiti bilaterali e 27,2 del fondo salva Stati, da restituire dal 2020 e dal 2023.
La situazione dell’Italia, d’altronde, è ben diversa da quella del 2011: i conti pubblici sono in equilibrio con il deficit-Pil tornato sotto al 3%; il percorso del debito sarà in discesa sin dal prossimo anno e la crescita è apparsa, seppure ancora debolmente, all’orizzonte. Non bisogna dimenticare infine la politica espansiva della Bce che con il suo Quantitative easing, l’acquisto massiccio di titoli pubblici, avviato per combattere il pericolo della deflazione, fa anche da scudo anticontagio alle tensioni sui mercati e difende la tenuta dell’euro. Una difesa preziosa per l’Italia e per gli altri Paesi, Spagna in testa, tradizionalmente più esposti alla speculazione.
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