Un’altra indagine sui kebab, ormai big dello street food anche in Italia. Questa volta è la rivista specializzata Altroconsumo a porre la sua lente di ingrandimento sul “panino” venuto da Oriente e lo ha fatto andando a verificare 20 piccoli esercenti di Roma e Milano. Le sorprese non sono mancate. Innanzitutto molti barano sul tipo di carne utilizzato, scambiando vitello con pollo o tacchino e non fornendo chiare informazioni al consumatore. Otto volte su venti non c’era corrispondenza tra ciò che il laboratorio ha trovato e ciò che è stato detto in negozio agli inviati della rivista. In particolare, è sempre stata sopravvalutata la presenza della carne di vitello: “Anche quando l’abbiamo trovata era in quantità davvero irrisoria. La maggior parte dei kebab, infatti, erano composti da un misto di carne di pollo e tacchino o solo da uno dei due volatili. Per fortuna non abbiamo mai trovato né carne di maiale (vietata ai musulmani), né carne di cavallo”. Ma non è tutto qui.
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Il vero punto debole dei kebab esaminati ha riguardato l’igiene e la presenza molto frequente di cariche batteriche elevate. Sedici panini su venti sono stati bocciati sull’igiene: “Pur non avendo riscontrato problemi gravi, la “fauna” invisibile che popolava questi alimenti era davvero eccessiva. Il motivo? Probabilmente la scarsa pulizia della verdura di accompagnamento (generalmente verdura cruda, come insalata, pomodori e cipolla), ma anche salse mal conservate o una cottura non ottimale della carne (magari lasciata raffreddare sullo spiedo a temperatura ambiente per ore…)”.
Cosa si nasconde dentro un panino McDonald’s?