La cucina tradizionale della Puglia è ricca di pietanze e ricette povere nei loro ingredienti, ma ricche di gusto e bontà. Tra i piatti tipici pugliesi ci sono i taralli. Il tarallo pugliese nasce probabilmente agli inizi del 1400. Le origini del suo nome sono controverse, ma sembra che la più probabile sia greca, dalla parola daratos che significava “sorta di pane”. E proprio al posto del pane, ieri come oggi, si usa consumarlo. Il tarallo ha avuto un tale successo in Italia e all’estero da diventare un vero e proprio prodotto tipico e recentemente ha conquistato la denominazione PAT, Prodotto Agroalimentare Tradizionale italiano. La sua bontà è tale che molte regioni del centro-sud ne vantano una variante autoctona: la Calabria, la Basilicata, il Lazio, il Molise, la Sicilia e la Campania. Il tarallo pugliese, però, si contraddistingue per semplicità e leggerezza. Nel suo impasto si trovano solo farina, vino bianco, olio extra vergine d’oliva e sale. A questi ingredienti di base, si possono aggiungere semi di finocchio, nella versione più classica, ma anche anice, zucchero, estratto di pomodoro e pezzetti di capocollo. (Continua a leggere dopo la foto)
C’è un’interessante leggenda che narra di una mamma che, non avendo nulla per sfamare i propri figli e avendo pochi ingredienti nella dispensa, preparò impastando farina, olio e un pizzico di sale dei piccoli cerchietti di pasta, che infornò facendoli cuocere per un po’ di tempo. Da quel momento le famiglie contadine, ritrovandosi in campagna, usavano offrire questo alimento accompagnato con del buon vino come segno di amicizia e di cordialità, significato che non è mutato con il trascorrere degli anni.
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La preparazione dei taralli pugliesi è molto semplice: dopo aver impastato tutti gli ingredienti e aver ottenuto un impasto elastico bisogna ricavarne dei bastoncini di circa 1 cm di diametro e 8 cm di lunghezza che andranno poi ripiegati a formare un anellino, con le due estremità ben sovrapposte. I taralli pugliesi subiscono a questo punto due cotture: prima vengono bolliti in acqua bollente e olio fino a quando riaffiorano e poi vengono infornati per mezz’ora, fino a ottenere una bella doratura. Questa doppia cottura consente di ottenere la tipica croccantezza e fragranza che li rende così buoni.