Moda a basso costo, Milena Gabanelli e il Corriere della Sera fanno luce dietro al colosso cinese Shein, diventato in pochissimi anni leader del settore. Con un’ascesa incredibile, infatti, l’azienda è riuscita a mettere le mani sul 50% del mercato globale decuplicando i suoi profitti che hanno toccato nell’ultimo anno cifre record. Per dare un esempio della crescita del colosso basta dare uno sguardo al biennio 2020 – 2022 (in attesa del bilancio 2023 che avrà numeri ancora più alti), e ad i suoi numeri incredibili.
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Nel primo anno del Covid la creatura di Chris Xu aveva fatturato 10 miliardi di dollari, nel 2022 ha sfiorato (in via tendenziale ma anche concreta) i 60. Dietro a Shein c’è un meccanismo rodato: “L’azienda sfrutta un sistema di algoritmi e analisi dati che rileva le tendenze in evoluzione in tempo reale, riuscendo così a produrre nuovi modelli in appena dieci giorni”.
Shein, la verità dietro il colosso dei vestiti low cost
“Un ritmo impossibile per chiunque altro, con oltre 6.000 nuovi prodotti caricati in un giorno”. Ma il vero lato oscuro è il modo in cui i prodotti vengono confezionati. Shein “compra in massa da un’azienda che di trasparente non ha niente. Da un rapporto di Bloomberg del 2022, le magliette di cotone vendute da Shein provengono dal lavoro forzato della minoranza Uiguri dello Xinjiang”.
“Questa regione al Nordovest della Cina è uno dei maggiori produttori di cotone al mondo, e la minoranza musulmana è da anni scandalosamente perseguitata e oppressa dal governo cinese”. Lavoratori sfruttati: “Devono produrre 500 capi al giorno e la paga è di 4 centesimi a capo lavorando per 17 ore al giorno”. E impatto ambientale insostenibile.
“Per realizzare una sola t-shirt di cotone sono necessari in media 2.700 litri d’acqua. Questo perché il cotone ha sete e le produzioni intensive devono essere irrigate. Poi ci sono i processi di lavorazione: sgusciamento, tintura, filatura, rifinitura, e ogni fase ha bisogno di tanta acqua. Il processo intensivo richiede poi fertilizzanti chimici e diserbanti che vengono assorbiti dal terreno e inquinano le falde”. Altra accuse a Shein arrivano da CBC Marketplace che “ha rivelato che alcuni prodotti di Shein contengono piombo, PFAS e ftalati. Una giacca per bambini esaminata conteneva quasi 20 volte la quantità di piombo considerata sicura da Health Canada”.