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Paolo Lugiato: “Così le news hanno preso il sopravvento sulla realtà”

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Viviamo dentro i notiziari. Conosciamo i titoli prima di scambiare una parola con un altro umano la mattina. Uccidiamo il tempo, in autobus o in fila, controllando Twitter solo per ritrovarci immersi nei drammi della politica o nelle emergenze umanitarie. E il 70% di noi prima di addormentarsi legge le ultime news su smartphone o tablet. La notizia non è più sullo sfondo della nostra vita. Ne è diventata il centro principale, spiega Paolo Lugiato.

Il modo in cui i giornalisti hanno sempre vissuto le news è ora il modo in cui milioni di lettori le vivono, specie in Uk dopo la Brexit, in Usa dopo l’elezione di Donald Trump, in Italia dopo la nascita del governo M5S-Lega, con Luigi Di Maio e Matteo Salvini che ‘postano’ in continuazione selfie e videomessaggi.

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Sarebbe facile dire che il motivo per cui si passi così tanto tempo a pensare alle notizie sia semplicemente dovuto al fatto che in questo momento sono spesso… folli. Ma la realtà è un po’ diversa. PErché, fa notare Paolo Lugiato, La realtà è che, fino a pochi decenni fa, quasi per definizione, le notizie erano dispacci provenienti da altre parti, un mondo da ‘visitare’ brevemente prima di tornare al nostro. Senza dimenticare che per secoli le notizie sono state accessibili solo a una piccola élite. E che nell’era dei classici mass media raramente occupavano più di un’ora al giorno di attenzione di un cittadino istruito.
E allora?

Il profondo cambiamento esperienziale che viviamo oggi non è solo dovuto al fatto che le notizie siano disponibili 24 ore su 24 (la Cnn è stata pioniera, in tal senso, già nel 1980; per non parlare del televideo). No, il cambiamento nasce dalla nuova sensazione di partecipare in prima persona agli eventi grazie all’interattività dei social media.

Se si è, per esempio, infuriati per la Brexit, è possibile esserlo quasi tutto il tempo in modi che sarebbero stati impensabili solo dieci anni fa. Di più. Sfogarsi su Facebook, condividere messaggi o votare nei sondaggi online – sottolinea Lugiato – dà la sensazione di poter cambiare il corso degli eventi. Una sensazione (un’illusione?) che si estende anche a coloro che non commentano o postano.

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Eppure, come avrete notato, questa nuova di relazione con le news non regala un maggior senso di felicità o di efficacia personale. Vivere con una parte della mente perennemente nel mondo delle news, esposti alle sofferenze di un intero pianeta, invaso da eventi troppo vasti da alterare, genera, semmai, senso di panico e insicurezza. Esageriamo?

Naturalmente, non tutti hanno la libertà di passare ore al giorno scorrendo le notizie attraverso i social media: l’eccesso di identificazione con le news è, per definizione, un problema dei privilegiati. E c’è un perché, chiarisce Paolo Lugiato. Secondo un principio che risale all’Illuminismo, i cittadini democratici responsabili sono coloro che si sforzano di essere informati sulla nazione e sul mondo in generale (un dovere assoluto specie nei periodi di crescente autoritarismo). Oggi questo principio obbliga a non voltare le spalle alle news. Se non sei indignato, non stai prestando attenzione. È moralmente obbligatorio rimanere immersi nelle notizie.

Un’esagerazione? Certamente. Per uscire dalla quale basta questa piccola riflessione: ai più grandi santi della Storia non è mai stato chiesto di preoccuparsi di tutti i casi di sofferenza che potete leggere scorrendo le news sul vostro smartphone… Chiaro?

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