Il ministro Daniela Santanché indagata, cosa succede al Twiga? Sul caso della ministra del Turismo partiti e opinione pubblica si sono divisi come accade sempre quando l’eventuale illecito o reato riguarda un politico. La faccenda è di dominio pubblico da mesi: a novembre il Corsera fece sapere che da una nota del Gruppo Tutela Mercati della Guardia di Finanza comunicata ai pm risultava la “sussitenza del reato di false comunicazioni sociali” relative alla liquidazione di 4 società del gruppo Visibilia dell’imprenditrice ed esponente di Fratelli d’Italia.
Daniela Santanché tentò di smentire la notizia parlando di certificazione “di routine” della Procura. I suoi legali sulla base dell’art. 335 del codice di procedura presentarono istanza: “Non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione”. Ma lo stesso art. 335 al comma 3 bis consente ai pm “Facoltà in caso di indagini complesse di ritardare (per un massimo di 3 mesi) la comunicazione dell’iscrizione”. Ecco perché la Santanché ha detto di non sapere delle indagini sul suo conto. Questioni giuridiche a parte, come se la passano i visitatori e i clienti del Twiga? Andiamo a scoprirlo.
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“Più spiagge libere, meno concessioni”, caos sulla spiaggia al Twiga
Come riportato in un’inchiesta da Oggi alcuni manifestanti del Coordinamento nazionale per il mare libero hanno scelto qualche giorno fa, a luglio, proprio il Twiga per gridare: “Più spiagge libere, meno concessioni!”. Scelgono proprio il locale creato da Flavio Briatore e Daniela Santanché perché i due imprenditori “pagano ogni anno 17 mila euro per la concessione, e la Twiga srl ne fattura 8,4 milioni, con un utile di 636 mila (bilancio 2022). Lo stesso Briatore ripete a ogni intervista: “Dovremmo pagare di più””.
Subito dopo l’arrivo dei manifestanti un signore sulla cinquantina lì presente fa: “Sti scappati di casa. Metti anche che gli diamo cento metri di spiaggia libera. Gli vien sete, van su al bar, e per un’acqua lasciano giù trenta euro”. L’acqua è preziosa, ok, ma non fino a ‘sto punto: “Al bar del Twiga Forte dei Marmi – leggiamo su Oggi – un litro ne costa cinque. Il primo è regalato, noblesse oblige, a chi prenota per cinquecento euro al giorno una ‘tenda araba’: una delle quarantacinque che compongono i bagni Twiga, dove non ci sono ombrelloni. Il sabato e la domenica è tutto pieno per tutta l’estate“.
Tra una birra tiepida rimandata indietro, anzi due, e “l’esclusiva piscina” col fondale decorato a macchie di giraffa (Twiga in swahili vuol dire giraffa, ndr) chiusa da qualche giorno, i cronisti intrufolati nel locale fanno due conti: “Dalle 10, quando il Twiga apre, alle 19.30 quando lo staff del servizio serale ci caccia, stare qui ci costa un euro al minuto: come una vacanza in taxi”. Ma allora perché il Twiga è sempre pieno? Beh, tanto per cominciare a giugno c’è stato anche Leonardo DiCaprio che “ha cenato filmato da tutti”. Un ex giocatore della Juve dice “Spendo 15 (mila euro)”, che è di più, ma non tantissimissimo di più del resto del lungomare.
E la ‘dottoressa’, cioè Daniela Santanché? Per lei è sempre disponibile la tenda “Presidenziale”che è accessibile con “prezzo a richiesta” ma è “a disposizione della proprietà”, come chiarisce la manager dei bagni Teresa Iasiello. Proprio qui la ministra del Turismo viene solitamente il sabato e la domenica “fumando e giocando a carte”. Anche se ormai ha venduto le sue quote. Al compagno e a Flavio Briatore.
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