Kate Middleton malata di tumore, sale la preoccupazione dopo l’annuncio della principessa. La moglie di William ha rotto il silenzio in un video pubblicato ieri sera, spiegando di avere un grave problema di salute e di aver iniziato un primo ciclo di chemioterapia.
Per ora non è dato sapere di più. Lei ha spiegato che la scoperta è avvenuta dopo l’operazione all’addome. Operazione “che era stata portata a termine con successo”. Poi è arrivata la doccia gelata. Uno choc per la principessa e William che adesso stanno cercando di spiegare la cosa ai tre figli.
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“Il tumore di cui soffre”. Kate Middleton, dettagli choc dopo l’annuncio della principessa: cosa si è scoperto
Di quale tumore può trattarsi? Il Corriere della Sera lo ha chiesto al dottor Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e direttore dell’Oncologia medica dell’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute di Torino: “Impossibile dirlo con così poche informazioni”. Sappiamo solo che la principessa è stata operata all’addome “e la cavità addominale è la più ampia dell’organismo umano. Racchiude moltissimi organi: colon retto, stomaco, fegato, pancreas e reni, oltre all’area genitale, con ovaie e utero”.
Intanto la principessa ha rivelato di aver iniziato la “chemioterapia preventiva”. “Per moltissimi tipi di cancro oggi si prescrive, dopo l’asportazione della massa tumorale, un trattamento chemioterapico per eliminare le eventuali cellule neoplastiche residue post-intervento, non sono rilevabili dagli esami. L’obiettivo è limitare la possibilità di recidive, ovvero che il tumore si ripresenti, torni nuovamente a crescere”.
Quanto dura la cura? “Anche a questa domanda non si può rispondere senza sapere di quale tipo di cancro parliamo, in quale fase si trova. In media qualche mese – conclude Di Maio -. Ad esempio per il tumore del colon, negli ultimi si è passati (in alcune situazioni) da sei a tre mesi, mentre se si deve affrontare un tumore dell’ovaio questo tipo di chemio dura diversi cicli, mediamente cinque mesi. Oggi servono molte informazioni per prescrivere la terapia più adeguata al singolo caso: si valuta l’organo colpito, il suo stadio di avanzamento, la presenza o meno di metastasi e di eventuali mutazioni genetiche. E poi c’è l’età del paziente, il suo stato di salute generale (ad esempio se soffre di altre malattie, com’è frequente negli anziani)”.