Non ditelo a chi insegue costantemente l’ultimo modello di smartphone o ai “malati” di shopping compulsivo: si può vivere con meno, molto meno di ciò che si ha. Una riflessione che il regista finlandese Petri Luukkainen ha sintetizzato in My stuff che, più che un film, è un documentario autobiografico. Il suo è un esperimento che farà discutere sociologi e antropologi, anche se, con ogni probabilità, renderà meno felici gli operatori del commercio, a vantaggio di quei mariti che non si spiegano l’utilità di così tanti aggeggi in cucina. Luukkainen ha testato su se stesso ciò che propone nel suo ultimo lavoro: accantonare in magazzino un oggetto al giorno e non comprare nulla di nuovo. Il risultato? Si può vivere lo stesso, senza perdere collocazione nella società, anche se ormai basata sul consumo. Risparmio, salvaguardia dell’ambiente e meno stress gli effetti certi di un ritorno all’essenziale. My stuff è già nelle sale britanniche per poi raggiungere i grandi schermi giapponesi e poi i cinema occidentali. Un consiglio da seguire? In molti casi sì. Con l’ulteriore suggerimento che aggiungiamo noi: la spesa per la cultura tentiamola alta. Un frullatore in meno, due libri nuovi sul comodino.