L’attrice greca Mary Tsoni è stata trovata senza vita nel suo appartamento ad Atene l’8 maggio. La giovanissima attrice greca, di appena 30 anni, aveva preso parte a Dogtooth, film premiato a Cannes 2009 col “Un certain regard”. L’attrice soffriva di una grave forma di depressione e il suo corpo privo di vita è stato trovato dalla sua amica e collega Lewsha Camille Simboura all’interno del suo appartamento di Atene. “Mi dispiace non essere arrivata prima – ha detto la giovane ai giornali locali che l’hanno intervistata poco dopo il ritrovamento del cadavere – Forse avremmo potuto salvarti. Mi sono sentita in colpa mentre James provava a rianimarti. Avrei dovuto provare ad aiutarti con la tua malattia”. Come detto, secondo le prime indiscrezioni, l’attrice da tempo soffriva di una grave sindrome depressiva, anche se ovviamente saranno le indagini a chiarire le dinamiche del tragico evento. (Continua a leggere dopo la foto)
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La notizia ha subito fatto il giro del web. Mary era un’apprezzata attrice e avrebbe potuto sfondare nel mondo del cinema, suo sogno fin da bambina. La sua parte nella pellicola di Giorgos Lanthimos era stata ben vista critica. Ma la malattia è stata più forte di quella voglia di ”diventare qualcuno” e la sera dell’8 maggio, nell’appartamento che divideva con l’amica Lewsha Camille, ha deciso di togliersi la vita. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il film ”Dogtooth”. Un padre, una madre e i loro tre figli vivono in una casa in aperta campagna circondata da un alto muro che i bambini non hanno mai oltrepassato. Sono stati cresciuti ed educati secondo il volere dei loro genitori senza alcuna influenza dal mondo esterno. La sola persona ad avere accesso alla casa Christina, agente di sicurezza nell’azienda del padre che fa in modo che la ragazza venga in casa per soddisfare i bisogni sessuali del figlio. Metafora nella metafora è l’immagine dei ragazzi bendati che cercano a tentoni di raggiungere la madre, al centro del giardino. Togliersi la benda dagli occhi è più difficile di quanto si possa pensare e, alla fine, il film va a porre gli stessi interrogativi che da più di duemila anni percorrono la cultura occidentale: è peggio il buio dell’ignoranza o l’orrore della verità?