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Grave lutto nel cinema italiano. Addio a un artista che ha segnato un’epoca con film straordinari. Da tempo ricoverato se ne è andato in silenzio: “Ci mancherai tantissimo”

 

È morto Umberto Lenzi, grandissimo regista, che ha fatto la storia del cinema italiano. È stato uno dei grandi protagonisti della stagione dei cosiddetti ‘poliziotteschi’ italiani. Aveva 86 anni e da tempo viveva presso la casa di riposo Villa Verde. A causa di un peggioramento delle sue condizioni era stato ricoverato all’ospedale Grassi di Ostia dove è deceduto. La conferma arriva dalla struttura sanitaria dove era ospite da tempo. Nato a Massa Marittima il 6 agosto 1931, fra le sue opere più note Milano odia: la polizia non può sparare, Roma a mano armata e Napoli violenta. Da ragazzo a Massa Marittima, si legge su Ansa Cinema, guardava le lezioni di cinema tenute da un suo professore, è diventato un regista appassionato della settima arte, così tanto da offrirle tutta la sua vita (o parte di essa). Considerato tra i registi italiani di genere più popolari, amatissimo da pubblico e da Quentin Tarantino, nella sua lunga carriera ha diretto grandi nomi del cinema, due su tutti: Henry Fonda e John Huston. E poi è stato incoronato il Signore in Giallo! Ma forse il sodalizio migliore l’ebbe con Thomas Milian. “Veniva dall’Actors Studio. Bravissimo. Un paraculo, che a volte – come certi motori truccati – andava fuori giri. Sospettoso con i registi. Ma anche creativo”, raccontava a Repubblica. “Capace di inventarsi al momento delle battute perfette. Insieme girammo sei o sette film. Tutto cominciò con Milano odia, la polizia non può sparare. E poi ci inventammo il personaggio “Er Monnezza”. E a chi li accusava di essere di destra, disse. “Macché fascista. Io ero e sono rimasto anarchico e come tale ho esplorato il mondo del cinema. Tanto è vero che poi passai al giallo e all’horror”. (continua dopo la foto)


Fin da quando era ragazzino Umbro Lenzi si appassiona al cinema, fondando, quando ancora studiava legge, vari fans club cinematografici. Diventato giornalista per vari quotidiani locali e per alcuni noti periodici, Lenzi abbandona i suoi studi in giurisprudenza per intraprendere lo studio di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia. Dopo la laurea, Lenzi continua a lavorare come scrittore e critico cinematografico, passando poi ad assistente regista e dirigere, nel 1961, il suo primo film Le avventure di Mary Read (1961) con Lisa Gastoni, che poi rivorrà ne Duello nella Sila (1962), affiancandola a Liana Orfei. Appassionato di pellicole d’avventura, firma I pirati della Malesia (1964) con Steve Reeves. La critica però lo snobba, affermando che è un autore troppo commerciale, di serie B. Lenzi non ne soffre e, nel 1966, torna con Kriminal, ispirato a un famoso fumetto per adulti che però è di moda anche fra gli adolescenti. Seguono poi pellicole di guerra e western-spaghetti, ma c’è da dire che Lenzi dà il suo meglio nel territorio del giallo, stretto com’è da regole logiche e precise. (continua dopo le foto)

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Nascono così due thriller che sono considerati del capolavori per gli amanti del genere: Orgasmo(1969) e Paranoia (1970), entrambi con Carroll Baker, ma che si avvalgono anche della recitazione di nomi come Lou Castel, Tina Lattanzi, Jean Sorel e Anna Ploclemer. Le pellicole vanno così bene che continua su quel territorio sfornando: Così dolce… così perversa (1969), sempre con la Baker e con Jean Louis Trintignant ed Erika Blanc, Sette orchidee macchiate di rosso (1972) e Gatti rossi in un labirinto di vetro (1975). Molti attori italiani si prestano con particolare compiacimento personale per dei ruoli nei suoi film, soprattutto attrici teatrali come Rossella Falk, Marina Malfatti e Linda Sini. Dai thriller agli hard-boiled è un passo brevissimo. Nascono Milano odia – La polizia non può sparare (1974), Il trucido e lo sbirro (1976) e La banda del gobbo (1977) che gli fanno acquistare una popolarità spropositata, soprattutto per il pubblico giovanile che sembra apprezzare quel nuovo stile di regia e in particolar modo eroi e cattivi che hanno il volto di Tomas Milian, Ray Lovelock e Pino Colizzi. Fra il 1980 e il 1990, Lenzi fa suoi altri generi: l’action-avventure, i film tv e dirige soprattutto horror come La casa 3 – Ghosthouse (1988) e Le porte dell’Inferno (1988). Ma l’industria del cinema è cambiata e dopo 40 anni di carriera e ben 60 film, Lenzi si ritira, firmando il suo ultimo film nel 1996: Sarayevo – Inferno di fuoco (1996), ma continuando a parlar di cinema nella rivista Nocturno, dove ha una sua rubrica. Muore a 86 anni nell’ottobre del 2017.

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