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”Mi ha fatto fare cose che ho odiato, un incubo”. Per la prima volta la bella diva si apre al mondo intero e racconta tutto ma proprio tutto del rapporto con il suo ancor più celebre padre. Terribile

  • Cinema

 

“Mi ha fatto fare cose che non volevo, che ho odiato. Amo mio padre più di qualunque cosa ma con me ha sbagliato per tutta la vita”. A parlare a M, l’inserto di Le Monde è Charlotte Gainsbourg, figlia di Serge, che, a 15 anni, ha duettato col padre in un pezzo sull’incesto, Lemon Incest, pezzo che all’epoca tutti hanno considerato deplorevole. La canzone, non la famiglia. I Gainsbourg erano sempre mitici. D’altronde non è da tutti (i brutti) avere una moglie come Jane Birkin. Ma se sei un poeta come Serge puoi tutto. A distanza di decenni, però, a parlare di quei suoi 15 anni sciagurati è Charlotte Gainsbourg. A pochi giorni dal festival di Cannes – la vedremo protagonista di The Ghosts of Ismaele – si è aperta al mondo attraverso uno dei quotidiani più letti quotidiano tra i più letti di Francia. Come a sottolineare: tutti, anche se 35 anni dopo, devono sapere. Specialmente quelli che hanno ascoltato Lemon Incest. Le parole di Charlotte sono forti e arrivano dritte al punto. Parla a ruota libera di quell’infanzia sotto i riflettori e di quel padre ‘’pesante’’. Continua a leggere dopo la foto


“Era costantemente ubriaco: stare con lui in pubblico era sempre più difficile. Mi sono inventata il ruolo di poliziotto per mettere le pezze alle sue enormi lacune”. Un padre impossibile, il suo: ‘’Aveva studiato alla lettera la sua immagine: fin da ragazzino aveva sofferto così tanto per il suo aspetto, sapeva che le donne lo consideravano uno brutto. Quando ha trovato la sua divisa non è più cambiato, quegli abiti e quell’atteggiamento hanno sancito il suo modo di essere”, ha detto. Continua a leggere dopo la foto

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È diretta, Charlotte Gainsbourg, molto più di sua madre, la divina Jane Birkin che si divise dal padre quando lei aveva 9 anni. Il loro addio, però, è accompagnato da una canzone, Charlotte for Ever, incisa nel 1986. “Quando andavo a scuola mi dicevano che mia madre era una puttana mentre mio padre era un tossicodipendente – racconta ancora – gli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80 per me sono stati un incubo”. E conclude: ‘’Sono cresciuta con l’idea che il male fosse qualcosa di seducente”. Sarà un caso che lei stessa sia diventata musa di un cultore del perverso come Lars von Trier?

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