Massimo Troisi. Sono passati ventiquattro anni dalla sua morte ma la sua assenza, nel mondo dello spettacolo e non solo, continua a sentirsi tremendamente. La sua ultima apparizione fu con “Il Postino” film tratto dalle poesie del poeta Pablo Neruda. Purtroppo, però, Massimo Troisi non vide mai quanto successo ha avuto questo capolavoro cinematografico perché morì il 4 giugno 1994 a Procida, il giorno dopo la fine delle riprese. E a ricordare quei giorni adesso è Gerardo Ferrara che, in una lunga intervista concessa a Il Giorno, racconta quei mesi sul set. Lui fu chiamato per “sostituire” Troisi nelle scene faticose come, ad esempio, le pedalate in bicicletta.
La sua entrata in scena ne Il Postino fu del tutto casuale, Gerardo Ferrara racconta: “Tutto è iniziato per caso. Il film era iniziato da qualche mese, c’era la necessità di dare un po’ il cambio a Massimo, che non poteva reggere le scene in bicicletta. Fui contattato da un giovane della produzione del film. Mi conosceva e volle una mia foto. Pensavo fosse uno scherzo, due giorni dopo mi chiamarono a Roma. Era l’inizio di aprile del 1994”. (Continua a leggere dopo la foto)
Quello stesso giorno, quando Gerardo Ferrara arrivò sul set de Il Postino incontrò anche Massimo Troisi e per entrambi fu come guardarsi allo specchio: “Fu un momento ricco di emozione, affetto e simpatia – ricorda Ferrara –. Massimo, resosi conto della mia emozione e del mio imbarazzo, mi abbracciò e mi disse “E tu mo ti fai vedere”. Poi volle sapere un po’ della mia vita e gli raccontai dei tanti episodi in cui mi era capitato di sentirmi dire che ero uguale a lui”. Troisi e Radford misero subito davanti alla macchina da presa: “Mi spiegarono il lavoro da fare e mi chiesero di girare una scena. E, con mia grande meraviglia, subito dopo lo stop, Massimo mi sorrise e mi abbracciò di nuovo. Quell’incontro mi ha fatto capire come la grandezza delle persone si manifesti nella loro semplicità e umiltà”. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma quelle settimane vissute a stretto contatto con il cast e la produzione, dentro e fuori dal set, per Gerardo resteranno memorabili anche per un evento capitato in quel periodo e che gli ha cambiato davvero la vita: “Durante le riprese tra Salina, Procida e Cinecittà i rapporti con molte delle persone che lavoravano al film si sono consolidati è ciò ha permesso che, a distanza di tanti anni, con alcuni di loro ci s’incontri ancora – racconta –. Poi a Salina mi raggiunse mia moglie Elena e m’informò che aspettavamo il nostro primo figlio. E allora Massimo, quando la incontrava, le chiedeva sempre: ‘Come sta Pablito?'”. Ma quel bambino non è stato battezzato col nome del poeta cileno: “Rientrati a Sapri apprendemmo della scomparsa di Massimo e decidemmo di chiamare nostro figlio come lui”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Dopo il ‘rompete le righe’ de Il Postino, l’attore partenopeo abbracciò Gerardo promettendogli di andare a trovarlo a Sapri quanto prima: “Così mi riposo un po’”, gli disse sorridendo. E ancora oggi, a distanza di anni, Gerardo Ferrara ricorda quell’ultimo saluto di Massimo Troisi. Un addio da ‘brividi’: “Mentre andava via, lanciò a tutti noi un saluto strano: ‘Vi amo tutti, non dimenticatevi di me’. Il giorno dopo morì”…
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