Per la generazione 2.0 è nonno Libero, ma per i nati negli anni ’80, Lino Banfi era e resta l’irriverente comico dall’inconfondibile accento barese e dal sorriso amaro. A 81 anni compiuti da poco (lo scorso 9 luglio), l’attore si racconta in un’intervista al Messaggero. Ricordi di una vita. Più o meno positivi. Comunque tutti degni di essere vissuti e raccontati. Dagli esordi in cui dice: A Milano ho dormito negli scompartimenti dei treni fermi e nelle case ancora in costruzione. Consigliato da un clochard, mi sono anche fatto togliere le tonsille per fare qualche pasto gratis in ospedale. Dopo un paio d’anni in Lombardia mi trasferii a Roma e mi feci raggiungere da Lucia, mia moglie. L’ho conosciuta che ero adolescente. A quella volta con Edwige Fenech: “Edwige Fenech diceva che ero virile e le altre compagne di lavoro mi invitavano a non buttarmi giù: ‘Sai che in fondo in fondo, non sei male?’. È quell’in fondo in fondo che mi rompe il chezzo. Sono sempre stato felice della mia fedeltà. Quando incontrò me e mia moglie, si sorprese anche Papa Ratzinger: È molto raro nel mondo dello spettacolo, la fa ridere vero signora?”. (Continua dopo la foto)

Poi continua: “Ogni tanto è tristarello, Davvero? disse lui e io: Solo quando sono incavolèto”. Poi Nonno Libero racconta gli episodi di imbarazzo: “Una volta dovetti toccare il seno di Edwige. Ero un po’ rigido. Un elettricista si spazientì: Guarda che non stai a cambià una lampadina”. Alla voce brutti pensieri, Banfi spiega: “Ogni tanto penso al fatto che se avessi avuto mezzo euro per ogni copia dei dvd dei miei film sarei ricco. Non è successo perché i contratti dell’epoca prevedevano la cessione assoluta dei diritti di sfruttamento al produttore e purtroppo non eravamo pagatissimi, ma soltanto “pagatini”. Mi ero illuso che di tanti passaggi un giorno sarebbero arrivati i soldi, ma purtroppo non è arrivato un “chezzo”. (Continua dopo le foto)


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Poi quell’aneddoto su Berlusconi: “Aveva comprato per il Milan il calciatore Scarnecchia e mi telefonò: “Puoi suggerirgli di cambiarsi cognome? È forte, ma chiamandosi così non ce la farà mai”, “Ma come faccio?” “Raccontagli la verità. Ti chiamavi Zagaria e ora ti chiami Banfi, che ci vuole?”. Un successo andato oltre le più rosee aspettative che lo ha visto attraversare, seppure con ruoli diversi a testimonianza dell’immenso talento e della poliedricità, quattro generazioni di italiani che, da parte loro, sentitamente ringraziano.