Se ne è andato all’età di 73 anni, Jonathan Demme, il regista di capolavori come Il silenzio degli innocenti (Oscar nel 1991) e Philadelphia. Era malato da diverso tempo e a dare la notizia della morte è stata una fonte vicina alla famiglia a Indiewire. Al regista nel 2010 era stato diagnosticato un tumore all’esofago e dopo le necessarie cure era rientrato nel 2015 come giurato della Mostra del cinema di Venezia e nello stesso anno aveva girato Dove eravamo rimasti con Meryl Streep. Demme è morto a New York per le conseguenze della sua malattia. Era nato nella Grande Mela nel 1944 da un’attrice, mentre il padre faceva l’albergatore, dopo essersi trasferito con la famiglia a Miami si era avvicinato al mondo del cinema attraverso la casa di produzione di Roger Corman all’inizio degli anni Settanta. Inizia la sua carriera come sceneggiatore e coproduttore per il film Gli angeli pestano duro e Donne in catene, ha debuttato come regista con tre titoli Fighting Mad, Crazy Mama e Femmine in gabbia. (Continua a leggere dopo la foto)
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Dopo le prime esperienze non esaltanti alla conduzione arrivano le commedia Qualcosa di travolgente con Melanie Griffith e Jeff Daniels (presentato fuori concorso a Cannes nel 1987) e Una vedova allegra… ma non troppo con Michelle Pfeiffer e Matthew Modine. Ma il grandissimo successo arriva con il thriller Il silenzio degli innocenti, premio Oscar per la regia nel 1991, che Jonathan Demme fa il salto di qualità e diviene un regista di riferimento a Hollywood. (Continua a leggere dopo le foto)
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Grazie all’indicutibile talento di Anthony Hopkins nel ruolo di Hannibal Lecter e Jodie Foster in quello della recluta Clerice Sterling, Demme ha realizzato un capolavoro che l’American Film Institute ha inserito nella lista dei primi cento migliori della storia. “Sono felice di fare thriller e commedie – aveva raccontato Demme incontrando il pubblico qualche anno fa a Roma – mi interessa molto l’esperienza umana poi essendo americano rappresento il mio paese, problematico sia all’interno sia fuori dai confini”.
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