Il vaso di Pandora oramai è stato dischiuso. Dallo scandalo Harvey Weinstein non può che fuoriuscire di tutto, come un enorme water che per mesi, anni, decenni non è mai stato spurgato. Sì è vero, la metafora è alquanto colorita, ma rende particolarmente l’idea di quello che è successo, sotto gli occhi e la bocca omertosa di tanti, molti, praticamente tutti. Inutile dire (o pensare) che quelle “chiacchiere vergognose” riguardo il capo supremo di Miramax non fossero qualcosa di reale, inutile pensare che adesso, dopo anni di silenzio terrorizzato, qualcuno che parla, riesce a portarsi in scia cent’anni di favoritismo sessuale. Il cinema, da quello che si scaturisce da questa bomba (che è solo l’Hiroshima in attesa della ancor più distruttiva Nagasaki) è che fosse già marcio da tempo, da sempre, da quando i Lumiere fecero la loro “a-scesa in campo”. Eppure non solo Weinstein: la forza della denuncia porta a galla di tutto. Forse anche troppo. L’ultima esplosione riguarda quella relativa a Zoe Brock, ex modella neozelandese ora 47enne, che racconta la sua esperienza con Harvey Weinstein e non solo. La sua testimonianza è ripresa dal sito Dagospia che cita Variety. (Continua dopo la foto)
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“La Brock si trovava in macchina con Lombardo, Weinstein e il suo assistente Rick Schwartz, per andare all’Hotel Du Cap dove doveva tenersi un fantomatico party. Poi Lombardo e Schwartz lasciarono la stanza e Weinstein fece avances indesiderate. Incontrò di nuovo Lombardo uno o due giorni dopo, le disse che aveva sentito dell’accaduto le mostrò solidarietà”. “Aveva una deliziosa fidanzata di nome Claudia Gerini – continua la modella -, mi invitarono a Roma un paio di settimane dopo. Arrivai la sera e scoprii che avevano solo un letto. Quando chiarii che non avrei dormito nel loro letto, dormii sul divano, sopportando i rumori mentre facevano sesso a volume molto alto. Era troppo tardi per prendere un treno, avevo troppa paura di dormire in strada”. Ma come ci siamo arrivati da Weinstein a Gerini? Un episodio che di certo poco conta nel mare di liquame che Big Harvey ha sversato nel mare del cinema hollywoodiano, ma che dimostra ancora una volta che il sesso, il potere e i desideri più perversi di ogni natura, rappresentano la normalità in un ambiente come quello del cinema americano (proprio come quello italiano, se le parole di Asia Argento saranno confermate). (Continua dopo le foto)
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Insomma, un vaso di Pandora oramai completamente aperto che solleva più dilemmi morali di qualsiasi altra indagine a sfondo sessuale che la storia ricordi. Una di quelle vicende che confrontate al Sexgate di Monica Lewinsky, fanno soltanto sorridere (Clinton si intende). Un po’ come se il tanto amato e fedele mondo del cinema ci avesse tradito: niente meritocrazia dunque, solo un’altra patetica pagliacciata degna di qualche politico da strapazzo nostrano. Ma per una volta qui non parliamo dell’Italia.
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