Un altro caso di “censura” a Reazione a catena, il seguitissimo quiz di Rai 1 condotto da Pino Insegno nella fascia preserale. Durante la puntata di “Reazione a Catena” del 24 giugno, si è sentito chiaramente un bip che ha destato sospetti tra molti telespettatori del popolare programma che ha preso il posto dell’Eredità e che proseguirà per tutta l’estate. L’attesa era tanta, Insegno infatti era reduce dal flop cocente del Mercante in fiera e a lungo si era discusso se meritasse o meno questa seconda chance.
Dibattito che si è riaccende ogni sera in occasione della puntata di Reazione a catena. Il pubblico si spacca letteralmente in due tra chi vorrebbe un altro conduttore e chi, invece, apprezza il lavoro svolto dal celebre doppiatore italiano. Come in ogni quiz, capita spesso che anche a Reazione a catena ci siano gaffe e figuracce dei concorrenti e ieri sera la regia è stata costretta a bippare una parola.
“Ma dai”. Reazione a Catena, le Poleposition vincono ancora ma scoppia la polemica
Reazione a catena, la regia censura una parola
Il bip, venuto fuori durante la risposta di una concorrente, ha subito suscitato una lunga serie di domande, nelle quali si è ipotizzato che la giocatrice in gara fosse stata in qualche modo “censurata”. Ma cosa avrà mai spinto la televisione di stato a intervenire in modo così drastico su una risposta del gioco?
Come spesso capita i bip vengono inseriti dalla regia per nascondere parole o frasi pericolose da mandare in onda in televisione. Il tutto è successo quando le Blondie sono arrivare alla manche dell’Intesa vincente, quando Simonetta e Claudia hanno provato a fare indovinare alla compagna di squadra la parola “COLLA” usando questa sequenza di termini: “COSA”, “USI”, “PER ATTACCARE”, “NON”, “NASTRO”. Patrizia ha provato a dare la risposta, ma la parola è stata censurata dal bip.
La risposta era sbagliata, ma all’inizio nessuno è riuscito a capire il motivo della decisione avanzando alcuni dubbi. Poi dal labiale della concorrente si è capito “Scotch”, termine usato per indicare il nastro adesivo, ma che in realtà è il nome dell’azienda che lo produce. In questi casi, per evitare di pubblicizzare prodotti in tv, la regia ha dovuto bippare la parola.