Timbuktu è il film del regista mauritano Abderrahmane Sissako, che, in concorso a Cannes 2014, ha vinto il “Premio giuria ecumenica”. Ambientato a Timbuktu racconta di una città, “la perla del deserto”, patrimonio dell’umanità e avamposto dell’antico impero maliano, occupata tra il 2012 e il 2013 dall’alleanza salafita.
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I Jihadisti nascondendosi dietro il nome di Allah tormentano i cittadini con angherie e assurdi divieti (fumare, sentire e suonare musica, fare sport, girare a capo scoperto, vendere pesce senza coprirsi le mani con dei guanti). Triste protagonista del film è la famiglia tuareg di Kidane, un giovane pastore con la passione della musica che, insieme alla bella moglie e alla figlia si ritrovano a subire i tormenti dei jihadisti a causa di un incidente durante un litigio che porta alla morte del pescatore che gli aveva rubato una mucca.
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Il regista si è ispirato ad una storia vera, quella di una giovane coppia del Mali, genitori di una bambina di soli sei mesi, che pagherà con la lapidazione un amore non consacrato dal matrimonio. I due ragazzi erano stati interrati fino al collo nella sabbia e quindi lapidati a morte. Esaltato da Le Monde alla recente uscita in Francia, inserito fra i favoriti per l’Oscar al film straniero, in Italia non è ancora stato distribuito.
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