Ancora un episodio al limite a Reazione a catena di Marco Liorni, con la produzione costretta a ricorrere alla censura. Era già successo in passato con i Dai e Dai, ma adesso c’è stata maggiore polemica da parte del pubblico. Per molti la decisione assunta dal programma è stata davvero esagerata, visto che il concorrente non aveva detto nulla di male. Ma non l’hanno pensata così alla Rai, dato che il momento della puntata è stato silenziato dal classico bip.
Durante questo avvenimento a Reazione a Catena, Marco Liorni si è lasciato comunque andare ad una risata e non è sembrato arrabbiato. Nonostante questo, c’è stata la censura una volta disposta la messa in onda della puntata, che è stata vista dai telespettatori nella giornata di mercoledì 20 settembre. E il filmato è diventato inevitabilmente virale, con commenti di utenti che non sono affatto soddisfatti.
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Reazione a catena di Marco Liorni, scatta la censura durante la puntata
Dunque, a finire nei guai a Reazione a Catena sono stati gli Argonauti, i tre concorrenti che stavano giocando all’intesa vincente. Marco Liorni ha fatto partire il gioco e la censura è arrivata puntuale, mentre stavano provando ad azzeccare la parola ‘bambina’. La signora Ornella e Marco, rispettivamente moglie e figlio del signor Maurizio che doveva rispondere, hanno detto: “Chi è donna piccolina?“. E la risposta è stata bippata.
Maurizio degli Argonauti ha quindi detto: “Nana“. Per alcuni si è trattato comunque di un errore non così imperdonabile, a tal punto da censurare il tutto. Infatti, un utente ha scritto: “Solo a me sembra una follia la censura per la parola ‘nana’?”. Alla fine i concorrenti hanno vinto la manche e hanno partecipato al gioco finale nonostante questo scivolone. E chissà cos’altro potrà ancora succedere nei prossimo appuntamenti.
Solo a me sembra una follia la censura per la parola “nana”? #reazioneacatena pic.twitter.com/KesjZ2X2ib
— pasquet (@_Pasquet_) September 20, 2023
Reazione a Catena vuole però evitare di avere qualche problema nel caso in cui qualcuno dovesse sentirsi offeso o non dovesse gradire l’ascolto di queste parole, quindi ha preferito la censura. Ma c’è chi nel pubblico l’abbia considerata una cosa non giusta.