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Robertino e quel tiro da campione, la storia del rugbista un po’ speciale…

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La partita l’hanno persa. Ma hanno vinto lo stesso. L’Union Viterbo il 23 dicembre si è arresa al Livorno (17-26), leader del campionato di serie B. Però in campo è esplosa comunque la gioia. Tutto merito del tiro di Robertino: allo scadere ha sistemato la palla ovale, quindi da quasi trenta metri l’ha calciata proprio in mezzo ai pali. Un tiro da manuale. Un tiro dietro cui c’è però un mondo interno, una bella storia tutta da raccontare.

A centrarlo è stato Roberto Ricci, 27 anni, e la stoffa del vero campione. Perché? Affetto da un grave ritardo mentale (soffre della sindrome dell’X fragile), sono quasi vent’anni che gioca con la squadra di Viterbo. “Ha fatto tutte le categorie giovanili, senza sconti. Naturalmente – spiega Marco Lanzi, ds dell’Union Viterbo, intervistato da Repubblica – siamo sempre stati attenti alla sua incolumità: non è un pilone, meglio all’ala, dove i contatti fisici sono più controllati. Entra quando mancano un paio di minuti al termine, dà tutto e gli avversari lo rispettano per ciò che è: un avversario con cui condividere il piacere del gioco”.

 

Per la squadra, lui è uno come gli altri. Se se lo merita durante gli allenamenti gioca, altrimenti no. “È bravo. Per questo gli abbiamo dato fiducia, l’altra domenica”, chiude il discorso Lanzi. “Robertino è coraggioso, altruista, ha fantasia. È un rugbista, che c’è di strano?”, taglia corto la sorella, Simonetta. Una storia di coraggio e forza, quella di Robertino. Contro ogni discriminazione. 

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