Un tipico articolo di Gian Antonio Stella mette in evidenza un caso di pensione “d’oro”, anche se, considerando la cifra, anche il paragone col metallo prezioso. Si è abituati a commentare importi mensili da 15 o 20mila euro, ma qui siamo decisamente oltre. Mauro Sentinelli ogni mese riceve 91.473 lordi mensili, l’equivalente di 107 pensioni minime. Tra le altre cose è stato ex direttore generale di Tim, in pensione da dieci anni dopo una vita passata tutta o quasi nell’azienda telefonica. Su quei 91mila euro mensili ne paga 14.536 come contributo di solidarietà. Il “trucco”di questo signore è il fatto di essere premiato dal sistema retributivo perché con quello contributivo si fermerebbe a 31mila euro circsa mensili, comunque non male.
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Gode di quel trattamento extralusso dal 2006 nonostante non sia poi così vecchio. Nato nel 1947, è più giovane di 12 milioni di italiani. Stando ai dati Inps, recuperati a dispetto del rifiuto dei vertici di fornire dettagli sui singoli, lo sfacciato sbilanciamento fra sistema retributivo e contributivo emerge nel caso del dirigente telefonico in modo abbagliante. Dicono le tabelle che negli ultimi sei anni di carriera, da quando fu nominato direttore generale ai primi di luglio 2009 (l’azienda sottolineò che lo premiava perché gli doveva «molte delle innovazioni nella telefonia mobile come i contratti family e la carta prepagata») fino al 31 dicembre 2005, Sentinelli guadagnò moltissimo: oltre 23 milioni di euro lorde. E moltissimo (tasse a parte: una tombola) versò di contributi: oltre 7 milioni e mezzo.
Il marito in pensione? La moglie si ammala. Perché?