La riforma del catasto si avvicina e per molti saranno dolori. Quelli che finora risultavano a torto proprietari di case “povere”, e per questo sono riusciti a schivare i colpi più terribili dell’Imu e della Tasi, verranno infatti elevati di rango e faranno i conti con il fisco come tutti gli altri. A finire nel mirino delle nuove commissioni censuarie, saranno in particolare le case accatastate come A4 (popolari) e A5 (ultrapopolari), sei milioni in tutta Italia, che hanno rendite molto basse e quindi poco colpite dalle tasse. Se a Trento, Piacenza e Parma sono meno del 3% del totale delle abitazioni, a Messina, Napoli e Ragusa sono oltre il 33%, quindi almeno una su tre. Una disparità evidenziata in una classifica pubblicata dal Sole 24 Ore, che confronta anche la rendita catastale degli immobili A/4 e A/5 con la rendita media cittadina (continua dopo la foto)
Rivoluzione al catasto, per le tasse conteranno i metri quadri. Ecco cosa cambierà
Quella classifica può dare un’idea di dove la riforma si farà più sentire, scovando e correggendo accatastamenti ormai farlocchi. Con un decreto in dirittura d’arrivo, il governo definirà infatti nuovi criteri per stimare le rendite, con l’obiettivo di sanare alcune ingiustizie. Soprattutto quelle che si verificano quando nello stesso quartiere, magari addirittura nello stesso palazzo, ci sono case che sul mercato immobiliare avrebbero lo stesso valore, ma accatastate diversamente: normali A/2 o A/3 contro popolari e ultrapopolari A/4 e A/5. “Il conto effettivo delle imposte dipenderà dalle scelte dei sindaci e da come verrà tradotto il principio dell’invarianza di gettito” avverte Il Sole 24 Ore, ma comunque, per tanti “poveri” proprietari, non ci sarà a divertirsi. Diffusione delle case popolari e ultrapopolari città per città.