Il 18 luglio di cento anni fa, a Ponte a Ema, piccolo paese tra Firenze e Bagno a Ripoli, nasceva una leggenda: Gino Bartali. Il ciclista dalle 836 corse e 124 vittorie, l’eterno rivale di Coppi, l’eroe che salvò ottocento ebrei durante la Seconda guerra mondiale, colui che fu maestro di un atteggiamento etico-spirituale per affrontare la vita generando un vero e proprio movimento, il bartalismo, che non c’entra col tifo e l’ammirazione sportiva, è ancora e sempre nel cuore di tutti. 150.000 i chilometri percorsi nella sua vita, con gli occhi allegri da italiano in gita come cantava Paolo Conte, quello che mangiava, beveva e fumava e in gara dava tutto se stesso. Che era proprio diverso dal suo rivale Fausto Coppi che invece era tutto calcoli e strategia. Diversi sempre e in tutto. Rivali. Eppure l’uno ha sempre completato – e qualche volta aiutato – l’altro. L’uno era poeta, l’altro romanziere; l’uomo era semidio, l’altro era eroe. Solo che mentre il bartalismo è ancora in voga, il coppismo non è mai esistito.
Proprio in onore del più grande, domani 18 luglio, esce il libro Gino Bartali – Il più forte di tutti di Gianni Castagnoli