Sono finite nel pomeriggio di ieri le speranze di ritrovare in vita Stefano Bazzacco, il 24enne residente a Tombolo (in provincia di Padava) scomparso sulle Alpe Giulie. A dare l’allarme era stato il gestore del rifugio Pellarini (Udine) non vedendolo tornare. Stefano, a quanto si apprende, era patito la mattina del 21 settembre alle 5, dal rifugio con l’intenzione di scalare da solo lo spigolo Deye Peters, una nota e difficile via di arrampicata che risale lo sperone Nord est della Torre delle Madri dei Camosci. Il gestore ha riferito che ha tentato di dissuadere il giovane dal suo intento, senza riuscirvi.
Lungo tutta la giornata lo stesso gestore ha a più riprese tenuto sotto osservazione lo spigolo con il binocolo, senza però mai vedere nessuno scalarlo. Immediatamente è stata attivata la stazione di Cave del Predil del Soccorso Alpino e la Guardia di Finanza: sei tecnici si sono portati in quota al Pellarini per perlustrare l’attacco della via. Grazie all’aiuto di un cane le indagini si sono concentrate su una buca presente sul manto e lì è stato individuato il corpo, sul fondo della stessa buca.
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Udine, trovato il corpo del 24enne scomparso Stefano Bazzacco
I tecnici del Soccorso Alpino si sono calati per una decina di metri e lo hanno recuperato riportandolo in superficie ma per Stefano Bazzacco non c’era più niente da fare. Tantissimi i messaggi e i ricordi raccolti dal Mattino di Padova: “Stava andando in Friuli, c’è stato uno scambio di messaggi – racconta l’amico del cuore – Mi aveva scritto perché voleva portarci a casa il Montasio. Era così: uomo di festa, di compagnia, sempre disponibile”.
Racconta un altro: “Io l’ho conosciuto facendo volontariato nell’operazione Mato Grosso. Anche se non siamo più impegnati siamo in stretto contatto. Dovevamo vederci domani per fare una serata insieme in un rifugio in montagna, ci eravamo programmati di arrivare ad Asiago. Era un’improvvisata, tra amici”. Un amore, quello per le montagne, fortissimo.
“A giugno aveva lasciato il lavoro, faceva il disegnatore tecnico in una ditta metalmeccanica, a Belvedere di Tezze sul Brenta, nel Vicentino. Voleva dedicarsi totalmente ad arrampicare. Il suo sogno era diventare guida alpina, mi diceva che doveva costruirsi una sorta di curriculum. Si stava allenando perché voleva che la sua passione diventasse il suo lavoro. Ci aveva coinvolto. Anch’io ho fatto un po’ di arrampicate”.
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