Proseguono le indagini su Alessia Pifferi, la mamma della piccola Diana morta di stenti a soli 16 mesi di vita. La storia della donna ha diversi punti oscuri e si sta cercando in queste ore di far emergere altri particolari che possano far comprendere meglio quello che è successo. Nei giorni scorsi durante l’interrogatorio di convalida davanti al giudice per le indagini preliminare e al suo legale Raffaella Brambilla, Alessia Pifferi ha detto che considerava la figlia un “peso” e rivoleva “la sua libertà”.
Alessia Pifferi è accusata di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Le è stata contestata anche la premeditazione. Per sei giorni ha lasciato la piccola Diana da sola in casa per sei giorni: di fianco al suo letto un biberon con un po’ di latte. Poi senza nessuno scrupolo ha chiuso la porta della sua casa di via Parea e ha raggiunto il compagno nella Bergamasca.
Alessia Pifferi mamma Diana, analisi delle chat per trovare il papà
Inoltre sono in corso le analisi del telefonino per ricostruire la personalità di Alessia Pifferi. E una serie di accertamenti per provare a risalire al padre biologico della bambina. Continua il lavoro degli investigatori per tracciare nel modo più preciso possibile i contorni della vicenda della piccola Diana, morta di stenti perché lasciata sei giorni da sola nel suo lettino di via Parea dalla madre. Un quadro che non sarà però completo prima degli esiti dell’autopsia (prevista per la mattina del 26 luglio alle 8), degli esami tossicologici sul biberon e delle analisi del Dna sul beccuccio della confezione di En trovata in casa: l’obiettivo è chiarire quando e soprattutto come sia morta esattamente Diana e stabilire se alla piccola siano stati somministrati ansiolitici.
Come scrive Repubblica, questa eventualità spiegherebbe probabilmente anche il perché nessuno dei vicini ha raccontato di averla sentita piangere o lamentarsi. La madre ha sostenuto più volte al pm e al giudice di averle somministrato solo della tachipirina in gocce, perché la vedeva “meno vivace del solito” o “per via dei dentini”, ma questo farmaco in casa non è stato ritrovato.
Al momento non si conosce ancora l’identità del padre biologico della bambina, che sicuramente sarebbe diverso dal compagno con cui la donna si è lasciata poco prima della morte della figlia. Alessia Pifferi era iscritta a un sito di incontri e pare amasse conoscere nuove persone, ma lei stessa non ha mai fatto parola sul papà della sua bimba. Intanto gli investigatori della squadra mobile, guidata da Marco Calì, stanno proseguendo nell’ascolto di conoscenti della donna, gli uomini che frequentava tramite le chat di incontri dai quali otteneva qualche aiuto per mantenersi alle conoscenti del quartiere.
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