L’euro, dopo quasi dodici anni di vita, sarebbe alla fine. Spuntano altre tesi complottistiche che vorrebbero la moneta unica europea nel mirino della grande finanza globale e, anche, della stessa inconcludenza comunitaria sull’economia. A dare conto di queste voci è il quotidiano Il Giornale, secondo il quale “da un lato la crisi economica e la crescita dei movimenti euroscettici, dall’altro una vera e propria macchinazione orchestrata dall’alta finanza extra – comunitaria (sopratutto Usa) per eliminare una valuta considerata ‘ingombrante’ nell’assetto globale. Fattori esogeni, insomma, ed endogeni sembrerebbero concorrere al ritorno alle vecchie monete nazionali”. A rafforzare la tesi è l’altro quotidiano milanese di centrodestra, Libero, secondo il quale “a Wall Street si starebbe preparando un ‘piano di Natale’ per mettere nel mirino l’euro”. A sostegno di questa tesi viene citata una fonte proveniente dal board del Comitato di Basilea, l’organizzazione per la vigilanza bancaria gestita dalle banche centrali del G10: secondo questa ipotesi, l’offensiva Usa contro la moneta unica verrebbe a galla riflettendo sul fatto che, nei tanto famigerati stress test, i crediti in sofferenza o inesigibili vengono fatti pesare molto di più rispetto ai derivati. Con il risultato di penalizzare le banche commerciali a vantaggio di quelle finanziarie, salvando numerose banche tedesche come le Landsbank.
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Continua Il Giornale: “A Wall Street si attenderebbe solo l’occasione giusta per sferrare l’attacco decisivo, che per la verità verrebbe visto con favore anche a Pechino (e qui Cambi cita l’entente cordiale Usa-Cina degli ultimi mesi). E la Germania, il più forte degli attori europei? Secondo Libero sarebbe “convinta che Mario Draghi voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi).” Così, se gli stress test servissero davvero ad indurre le banche a drenare sempre più ricchezza, gli italiani dovrebbero guardarsi le spalle più di chiunque altro. La nostra ricchezza privata è altissima e fa gola a molti: i continui richiami alla patrimoniale dovrebbero dirci qualcosa. Anche gli osservatori britannici non esprimono ottimismo sul futuro dell’euro. Ieri The Observer, il periodico domenicale del Guardian, “pubblicava un articolo sull’imminente ritorno della lira”, dice il quotidiano di Sallusti.